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Agente immobiliare ucciso a Bari, parla l’imputato Perilli: “Non ho ammazzato il giovane collega”

Pubblicato da: redazione | Mar, 23 Gennaio 2018 - 15:15
Roberto Perilli

“Dichiaro, con la massima onestà e sincerità, di essere del tutto estraneo a tale delitto”. Roberto Perilli, imputato dinanzi alla Corte di Assise di Bari per l’omicidio premeditato del collega Giuseppe Sciannimanico, l’agente immobiliare 28enne ucciso in un agguato a Bari il 26 ottobre 2015, ha rilasciato dichiarazioni spontanee scritte delle quali è stata data lettura in aula dal presidente della Corte, Giovanni Mattencini, durante l’udienza del processo a suo carico.

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“Riconosco di essere rimasto deluso – ha scritto Perilli – dalla direzione generale di Tecnocasa che, dopo 21 anni di affiliazione, ha deciso di non rinnovarmi più il contratto di affiliazione solo perché avevo accumulato un pò di arretrati relativi alle somme da pagare a titolo di “royalties”; delusione che si è acuita quando ho appreso che la Tecnocasa aveva deciso di aprire un’agenzia immobiliare a pochi metri di distanza dalla mia agenzia, ma non ho mai concepito di far morire una qualsiasi persona e tanto meno un giovane collega qual era Sciannimanico”.

Stando alle indagini della squadra mobile, coordinate dal pm Francesco Bretone, movente del delitto sarebbe stato proprio la nuova attività imprenditoriale che la vittima stava avviando nel quartiere Japigia, una agenzia immobiliare Tecnocasa a pochi isolati da quella di Perilli, che avrebbe potuto compromettere i suoi affari. “Non nascondo – proseguono le dichiarazioni dell’imputato – di essermi lamentato con altri soggetti di come fossi stato trattato dalla direzione di tecnocasa ed uno di questi soggetti è stato il coimputato Luigi Di Gioia, custode del garage ove lasciavo la mia auto (già condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione in qualità di esecutore materiale dell’omicidio, ndr), ma non ho incaricato né Di Gioia né chicchessia di uccidere Sciannimanico”.

Nelle dichiarazioni spontanee Perilli nega anche di aver fornito a Di Gioia la scheda telefonica usata per prendere l’appuntamento in cui la vittima fu ammazzata. “Ho la coscienza pulita – conclude l’imputato – e questo potrò affermarlo per tutto il resto della mia vita”. Dichiarato concluso il dibattimento, il processo è stato rinviato al prossimo 5 marzo per la requisitoria e le discussioni delle parti civili. Il 19 marzo toccherà poi ai difensori. Per il 29 marzo è programmata la sentenza.

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