Non hanno nemmeno 15 anni ma hanno già dovuto vivere il dolore dell’aborto. La Puglia è la terza regione in Italia per numero di ragazzine tra i 12 e i 15 anni che hanno interrotto la gravidanza: è quanto emerge dalla relazione del ministero della Salute trasmessa al Parlamento sull’applicazione della legge 194 del 1978.
La Puglia è, in generale, tra le prime due regioni con il maggior numero di aborti nel 2016. Qualche dato: sono 8 gli aborti ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni, 243 le interruzioni di gravidanza volontarie ogni mille bambini nati, 639 ragazzine tra i 13 e i 19 anni che, nel 2016, hanno deciso di non diventare mamme dopo aver scoperto di essere incinte. Solamente in Liguria si registrano numeri più elevati, eppure la Puglia è anche la regione con il più alto tasso di medici obiettori e, per questo motivo, le donne fanno più fatica ad interrompere la gravidanza e sono costrette a rivolgersi alle strutture private. Un business che non si interrompe.
Il quadro che emerge dallo studio del ministero è negativo per la Puglia, da qualsiasi punto la si veda la questione. Lo dicono i numeri, il sistema non funziona né nella parte di assistenza né nell’attività di sensibilizzazione e informazione. Non a caso, la Puglia ha una delle più alte percentuali di aborti tra le giovanissime: nel 2016, lo 0,3% delle ragazzine sotto i 15 anni, praticamente poco più che delle bambine, ha interrotto la gravidanza volontariamente. Il dato potrebbe sembrare non significante, ma basti pensare che la media italiana è ferma allo 0,2%. Solo in Sicilia e Lombardia, in termini assoluti, ci sono stati più aborti effettuati da adolescenti: 24 in Sicilia (0,4%), 56 in Lombardia (0,4%) e 21 in Puglia. Se si allarga il target, inserendo anche le ragazze tra i 15 e i 19 anni, il risultato non cambia: la Puglia è seconda per numero di aborti (618, l’8,3%), preceduta sempre dalla Sicilia (566, il 9,1% del totale).
La Puglia, dopo la Liguria, è anche la regione con il più elevato rapporto tra bambini nati vivi e aborti volontari: per ogni mille neonati ci sono state 243,3 interruzioni di gravidanza (la Liguria ha un coefficiente di 269). Non solo: nel rapporto tra aborti e donne residenti tra i 15 e i 49 anni, la Puglia fa segnare una delle più alte percentuali: 8,1 aborti ogni mille, più bassa solo rispetto alla Liguria (8,8) ed Emilia Romagna (8.2).
Dove vengono effettuati gli aborti? Nella maggior parte dei casi nelle strutture pubbliche (74,2%), però in Puglia è ancora larga la fetta di donne che si rivolge, perché costretta dalla mancata risposta celere degli ospedali pubblici, ai centri privati. Con il 25,8% degli aborti effettuati in cliniche private accreditate la Puglia è la prima in Italia, a seguire c’è la Sardegna (23,6%) e poi le Marche (11,9%), la media italiana è appena del 5,5%. Un business, in sostanza. Capitolo obiettori di coscienza: la Puglia è ancora una delle regioni italiane con il maggior numero di ginecologi che rifiutano di effettuare l’interruzione di gravidanza. Su 327 ginecologi l’86,1% è obiettore, dei 314 anestesisti il 65,7% non svolge aborti e persino dei 1.186 dipendenti non medici l’83,6% di professa contrario alle interruzioni di gravidanza.