Un regista alla disperata ricerca dell’attrice giusta per la commedia che metterà in scena e una sfrontata attrice disposta a tutto pur di convincerlo. Venere in pelliccia, dietro le sembianze attraenti della sexy dark comedy, nasconde molto altro. Il primo appuntamento del 2018 con la stagione diretta da Titta De Tommasi, in scena al teatro Palazzo di Bari domenica 7 gennaio alle 18, è un gioco di specchi tra vittima e carnefice, impersonati sul palcoscenico da Sabrina Impacciatore e Valter Malosti, che cura anche la regia della pluripremiata pièce di David Ives (pluripremiata a Broadway), da cui Roman Polanski ha tratto l’omonimo film.
Realtà e finzione si mescolano nella incandescente relazione che si instaura durante l’audizione, fulcro del testo, a sua volta tratto dal romanzo di Leopold von Sacher Masoch. Una partita a scacchi sul teatro e il mestiere dell’attore ricca di ironia al vetriolo e di spunti di riflessione.
La scena si apre su una sala prove. Dopo una lunga giornata di provini un regista non ha ancora trovato la protagonista di Venere in pelliccia, l’opera di Sacher Masoch di cui ha curato l’adattamento. Verso sera, quando tutti sono già andati via, gli si presenta una ragazza rozza e sboccata, dal forte accento romano, che, insistentemente, gli chiede di poter fare l’audizione; è chiaro da subito che questa donna non si fermerà di fronte a nulla pur di ottenere la parte. La scombinata Vanda Jordan (omonima della controversa eroina del romanzo di Masoch) si trasformerà davanti agli occhi del regista nella protagonista del romanzo, Wanda Von Dunayev.
Ne nascerà un intricato gioco di scambi di ruolo intriso di seduzione, potere e sesso. Due personaggi che si fondono e confondono con le persone, si sfidano continuamente, sfumano l’uno dentro l’altro, senza lasciar intendere più chi sia preda, chi cacciatore, in un crescendo di tensione che conduce ad un finale misterioso, sospeso in un’atmosfera a metà tra la brutalità tragicomica di certe tragedie antiche e David Lynch.