Scotch per non fare cadere i pulsanti dell’ascensore, ascensori fuori servizio, finestre che non si aprono, poltrone ridotte in pezzi, prese elettriche appese. Un periodo di degenza in ospedale, una visita ad un parente ed ecco come viene alla luce la precarietà di una struttura occupata da personale che compie i salti mortali, ma che si scontra con un livello di decadimento sempre più presente. Siamo nell’ospedale San Paolo. Qui ad ogni metro c’è un problema: un’ala con i lavori in corso, con lucernari appesi ad un filo, ma comunque aperta al passaggio del pubblico; cartelli con indicazioni per i reparti scritti a mano, ascensori fuori servizio. In alcuni reparti come quello di pediatria, forse uno dei migliori dal punto di vista delle condizioni strutturali, ci sono poltrone attaccate con lo scotch, letti che non si alzano, materassi sfondati, prese elettriche appese.
Stiamo parlando di una struttura con davvero tante potenzialità, che accoglie centinaia di pazienti al giorno, ma che necessita di una “ripulita” generale: perché è anche dalle piccole cose che si identifica l’efficienza strutturale di un ospedale.
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