Le stesse mani, gli stessi, occhi, gli stessi gesti, per sentirsi più vicini nel tempo e nello spazio pur con tanti anni di differenza. Il progetto “Cucina tipica intergenerazionale” realizzato dall’I.I.S.S. “Consoli-Pinto” di Castellana Grotte in collaborazione con l’Associazione Alzheimer Italia di Alberobello, l’Istituto Eccelsa di Alberobello, l’IRCCS “Saverio De Bellis” ed il centro per la terza età Oasi di Castellana Grotte e l’Università della terza età di Noci, ha concesso spazio ai sentimenti e ai ricordi superando le barriere che una malattia come l’alzheimer può alzare.
Sette appuntamenti in tutto in cui gli studenti delle quinte classi dell’alberghiero “Consoli-Pinto” sollecitati dal dirigente Giuseppe Vernì, hanno partecipato a cineforum, convegni e soprattutto hanno interagito in cucina con gli ammalati di alzheimer seguiti dall’associazione di Alberobello e con i residenti del centro per la terza età Oasi.
Pazienza e maturità sono le caratteristiche che più di ogni altra hanno segnato il progetto che ha anche premiato due delle classi partecipanti, la 5ED e la 5PB, giudicate da una giuria qualificata anche e soprattutto sulla base della ricetta elaborata. Ricetta che, come hanno testimoniato gli studenti vincitori, è stata realizzata tenendo conto delle necessità dei malati di alzheimer: tra le altre cose poco zucchero o ingredienti energetici, porzioni piccole per non metterli in difficoltà.
“Tra le terapie psicolosociali per gli ammalati di alzheimer vi è sicuramente la reminiscenza – ha sostenuto Annamaria Sumerano psicologa e consulente dell’Associazione Italiana Alzheimer Alberobello, una delle responsabili del progetto – E quale reminiscenza migliore se non quella di ricordare quelle che sono le tradizioni natalizie e in particolare le tradizioni culinarie natalizie perché oltre al ricordo si associa sicuramente anche il sapore piuttosto che il recupero di quelle azioni che hanno fatto per una vita intera e che solo grazie a queste attività vanno a recuperare. Sono fasi positive della loro vita che migliorano la qualità della loro vita ora”.
Orecchiette arancioni XXL con cime di rape zampina e besciamella, ragù racchiuso in un raviolo, costoletta di agnello con panura croccante alle mandorle su crema di patate e lampascioni fritti, e, nell’ultimo appuntamento, mousse al cioccolato, cantucci all’arancia e crema allo yogurt e cartellata scomposta. Sono soltanto alcuni dei piatti preparati nel corso degli appuntamenti. E proprio grazie a questi piatti, tutti i partecipanti, hanno vinto una masterclass all’Istituto Eccelsa – istituto di alta formazione del gusto alimentare – di Alberobello.
“Il cibo in questo caso diventa un fattore di integrazione sociale – ha detto Nicola Chielli direttore dell’Istituto Eccelsa – Questa è una iniziativa che rientra in una logica di rete condivisa tra soggetti pubblici e privati (in questo caso noi) e contesti che ci ospitano molto importanti. E’ stato per noi anche un modo per favorire i processi di apprendimento di alta formazione rivolti in questo caso all’istituto alberghiero “Consoli-Pinto” di Castellana Grotte”.
Ragazzi e adulti, uomini e donne, insieme in cucina. Ma se per le donne è quasi naturale ricordare determinati movimenti in cucina, come hanno reagito gli uomini?
“I pazienti hanno partecipato attivamente al progetto e non si sono mai tirati indietro – ha raccontato Marilena Gabriele, psicologa e consulente dell’Associazione Alzheimer Italia di Alberobello, una delle responsabili del progetto – Il progetto è nato dalla voglia di riuscire ad unire, all’interno dei laboratori di stimolazione cognitiva in cui costantemente coinvolgiamo gli ammalati di alzheimer, le loro attività quotidiane alle proposte formative dell’istituto alberghiero”.
Una scommessa vincente vista la reazione degli studenti: “Io sono rimasta sorpresa di quanto i ragazzi abbiano sposato, come noi adulti, questa iniziativa – ha affermato Annamaria Latanza, la docente di riferimento del progetto per l’alberghiero di Castellana – Si sono emozionati, hanno collaborato e hanno interagito con una naturalezza da nipoti, quello che fanno naturalmente nelle loro case. Li hanno accompagnati sostenuti e sollecitati. Io credo che la parola chiave del progetto sia la sollecitazione di ricordi profumi e odori, sollecitazione che continuerà l’anno prossimo quando ai fornelli aggiungeremo anche l’orto didattico. L’orto è già stato avviato dai ragazzi disabili della scuola o dai ragazzi con bisogni educativi speciali, ma gradirebbe, quest’orto, anche l’intervento dei malati di alzheimer in un connubio perfetto tra giovani e anziani”.