“Apprendo dal quotidiano La Repubblica del 19 dicembre – segnatamente dall’articolo dal titolo «E Bellomo ordinava alle allieve “In ginocchio e chiedi perdono”» di Liana Mitella- che il dottor Francesco Bellomo avrebbe messo in correlazione il mio nome alla possibilità, per lui, di conseguire provvedimenti giurisdizionali a suo favore, chiamando al telefono una persona con il mio nome, dicendo di conoscermi e facendosi accompagnare presso il mio Ufficio”. Il sostituto procuratore Antimafia di Bari, Renato Nitti, interviene con una nota ufficiale della Procura della Repubblica barese.
“Premetto che il dottor Francesco Bellomo – prosegue Nitti – è stato nominato, come Io scrivente, uditore giudiziario con il D.M. 30.05.1996 ed ha svolto il prescritto tirocinio presso gli uffici giudiziari del distretto di Corte di Appello di Bari con i colleghi del medesimo concorso e distretto. Premetto, altresì, che, negli anni 2006-inizio 2008, ho partecipato come relatore a tre/quattro convegni patrocinati dall’Ordine degli avvocati di Bari e organizzati dallo stesso dottor Bellomo. In ogni caso non ho più avuto modo di incontrare, neppure casualmente, e neppure di sentire il dottor Bellomo negli ultimi 7/8 anni. Escludo di essermi mai occupato di vicende personali del dottor Bellomo (tanto meno di averlo fatto nell’esercizio della funzione), di essere mai stato da lui interessato per la vicenda descritta nell’articolo (né per telefono, né personalmente) e, comunque, per alcuna altra vicenda personale del dottor Bellomo. Escludo -conclude il sostituto procuratore – ovviamente di aver mai curato procedimenti nei quali il dottor Bellomo fosse parte”.