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Bari, il volo liberatorio de “Il Pipistrello” al teatro Petruzzelli : “Felice è chi dimentica ciò che non può essere cambiato!”

Pubblicato da: Daniele Leuzzi | Lun, 18 Dicembre 2017 - 14:00

L’operetta in tre atti di Johann Strauss jr “Il Pistrello” è liberatoria. L’animale notturno è solo un simbolo al centro del messaggio lanciato nel 1874 dal compositore austriaco: sorvolare gli ostacoli quotidiani, brindare alle apparenze dell’alta società, perdonare bugie e tradimenti per giungere al lieto fine.

In scena al teatro Petruzzelli fino al 21 dicembre, Die Fledermaus (in tedesco) cattura lo spettatore in un sogno ambientato a Vienna nella seconda metà del 1800. Tutto ha origine da un’umiliazione inflitta dal nobile von Eisenstein al notaio Falke che da ubriaco è stato abbandonato in città travestito da pipistrello. Tra allestimenti minuziosi e supporto multimediale in alta definizione, nel primo atto il padrone di casa von Eisenstein (interpretato da Valdis Jansons) annuncia la condanna da scontare in prigione per otto giorni. Si tratta di un punto di non ritorno e l’operetta prende vita: prima la disperazione poi la tentazione di tradimento della moglie Rosalinde (Alexandra Steiner) che fa arrestare l’amante per evitare lo scandalo pubblico. “Felice è chi dimentica ciò che non può essere cambiato!”, cantano Rosalinde e l’amante Alfred (Thomas Kiechle). Il marito invece di andare in carcere la notte stessa decide di scappare a una festa. A cui partecipa in incognito anche la cameriera Adele (Giulia Della Peruta). La commistione tra azione scenica di prosa (in italiano) a musica e canto (in tedesco) conduce dolcemente lo spettatore alla serata elegante organizzata da Orlofsky: “Le ore volan via così rapide che nessuno avrà tempo di annoiarsi. Il nostro motto sia divertirsi!”. Al ballo si presenta anche la cameriera e a sorpresa la moglie, con una maschera. Una polveriera pronta ad esplodere ma l’alcool e il ricco banchetto allontanano il momento della verità.

L’ultimo atto, ambientato nella cancelleria del direttore del carcere, riporta lo spettatore alla realtà locale. Precisamente a Bari, grazie al racconto nostalgico del cellerino Frosch (Antonio Stornaiolo) lontano dalla sua terra d’origine. Enuncia “a braccio” una serie di luoghi comuni della città, dalla ruota panoramica sul lungomare ai cinghiali che da mesi si aggirano liberi nei paraggi del quartiere San Paolo. Un supplemento comico slegato del resto della storia. Poi si giunge alla verità, i sentimenti si sovrappongono: il calice colmo è la soluzione per dimenticare il passato e bere in onore di “Re Champagne Primo!”, canta il coro mentre per pochi secondi il maxi schermo con i sottotitoli smette di funzionare nell’apice del prologo.

Questa recensione fa riferimento alla replica dello scorso 16 ottobre. Il Pipistrello è in programma fino al 21 dicembre: dirige l’Orchestra del Teatro Nir Kabaretti, maestro del Coro del Petruzzelli Fabrizio Cassi. Le scene sono di Jean-Pierre Laporte, i costumi di Nathalie Bérard- Benoin, il disegno luci di Daniel Benoin, le coreografie di Fredy Franzutti.

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