“E’ tardi!” dice Ben, “Ma per fare cosa?” risponde Gus. Attesa e irrazionalità sono alla base del teatro dell’assurdo di Harold Pinter con Il Calapranzi (1957) che è stato riproposto in versione minimale sul palco del Bravò lo scorso 2 dicembre. I due attori, Domenico Carusi e Claudio Bortoluzzi (in foto), entrano in rigoroso silenzio nel seminterrato maleodorante e desolato di Birmingham. Si ignorano e attendono un’ordine per commettere un delitto misterioso. A scandire il tempo scenico è prima l’audio dello scarico rotto di un water, poi le ordinazioni culinarie che scendono da un misterioso montacarichi.
Dopo pochi minuti, il vuoto si riempie di dialoghi effimeri. Il racconto dei fatti di cronaca nera “Quanto basta per farti vomitare”, si alterna a commenti “no sense”. Un calderone di assurdità in cui si confondo paranoie sull’igiene, insulti ironici, ricordi d’infanzia. L’attesa del the, delle sigarette, della luce del sole e di svolgere la missione diventa sempre più snervante. La tensione cresce e il sipario si chiude nel momento in cui Ben punta la pistola verso Gus. L’interpretazione dei due attori baresi perde intensità proprio nel prologo, dopo un inizio convincente e tambureggiante (come impone la drammaturgia di Pinter fondata sul botta e risposta). Il pubblico del teatro Bravò applaude convinto.