“Ci siamo trovati senz’acqua di improvviso, di domenica, con il nostro bambino nato da pochi giorni appena uscito dall’ospedale, ma l’Acquedotto pugliese dice che il problema lo dobbiamo risolvere noi e il nostro condominio”.
È il racconto di un padre residente nel rione Libertà a fornire l’ennesimo tassello dei disagi procurati dalla crisi idrica e dalla scelta inopportuna dell’ente gestore dell’acqua pubblica di ridurre la pressione in tutta la regione. Una scelta sbagliata, che la storia di questa famiglia non fa altro che confermare, in un territorio dove le città sono tutte cresciute in alto, con palazzi che vanno dai tre piani in su.
“E’ assurdo – prosegue l’uomo – con un bambino di pochi giorni ci troviamo a non poter usare l’acqua, non poter lavarlo come si deve o lavargli i panni, a non poter farci una doccia e centellinare gli scarichi del water”.
Tutto perché il serbatoio della loro casa si trova sul lastrico solare del palazzo, a un’altezza equivalente al quarto piano. Per di più, trattandosi di un palazzo storico, le volte sono superiori ai quattro metri e, quindi, l’altezza è ancora maggiore. È il motivo per il quale la pressione erogata da Aqp non permette al serbatoio di riempirsi e l’acqua dai rubinetti esce con un filo impercettibile. Il condominio non è dotato di un’autoclave e ora dovrà affrontare una spesa che supera i 2 mila euro.
“Al numero verde gli operatori di Aqp rispondono solo che loro garantiscono la fornitura di acqua al piano strada – spiega l’uomo –. L’autoclave del mio appartamento non è in grado di tirar su l’acqua e, di conseguenza, fin quando il condominio non approverà i lavori e i lavori si concluderanno, saremo costretti ad andare avanti con l’acqua minerale e a riempire i secchi con quel poco che esce dai rubinetti. Sarebbe bastato scegliere delle fasce orarie di erogazione a zone, non questa scelta penalizzante per tanta parte della popolazione”.