Adesso il rischio è che anche i distributori di benzina possano restare a secco. Stamattina, nell’ambito dell’indagine che ha portato al sequestro degli impianti degli stabilimenti Eni di tutta Italia, il gip del tribunale di Roma ha rigettato il parere favorevole alla facoltà d’uso della Procura capitolina. Questo significa che la vendita del carburante dovrà essere stoppata. Tra gli impianti sotto sequestro c’è anche quello di Taranto.
Restano, quindi, i sigilli ai rubinetti e ai contatori dei prodotti petroliferi e le autobotti non potranno essere rifornite. Il rischio, dunque, è che a breve anche le pompe di benzina esauriscano le proprie scorte. Gli inquirenti vogliono accertare in quali depositi sarebbe stati manomessi al fine di evadere il pagamento delle accise allo Stato. In totale – secondo le risultanze investigative – l’evasione ammonterebbe a circa 10 milioni di euro. L’Eni si difente ritenendosi parte lesa nella vicenda e respingendo ogni responsabilità.