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Bari e la Puglia senza acqua: le colpe di Aqp e Regione e il silenzio dei Comuni

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera, Vincenzo Damiani | Mer, 22 Novembre 2017 - 17:30

Rubinetti a secco. Migliaia di famiglie costrette a svegliarsi all’alba per riempire un po’ di secchi per poter lavare i bambini e per poter fare una doccia. A Bari, come nel resto della Puglia, si sta vivendo un’emergenza acqua senza precedenti alla quale le Istituzioni non stanno dando risposte. Almeno non soddisfacenti. E, soprattutto, le stesse Istituzioni (Regione, Aqp, Comuni) hanno una colpa, se vogliamo, ancora più grave: quella di essere “intervenute” con il solito e colpevole, enorme, ritardo: a stalla ormai aperta e animali ormai fuggiti, verrebbe da dire. Ricapitoliamo prima la vicenda.

Tutto è iniziato tra luglio ed agosto con i primi allarmi per la carenza di acqua negli invasi campani e lucani, una delibera del presidente della Regione, Michele Emiliano, per evitare sprechi e poco altro (vedi un vademecum di Aqp poco sponsorizzato). Poi, alla fine di settembre arriva nelle redazioni un comunicato dell’Acquedotto pugliese con il quale si avvisa l’intera regione della imminente riduzione della pressione (poi ulteriormente ritoccata a novembre) a causa della crisi idrica. Insomma c’è poca acqua e dobbiamo razionalizzarla.

Perfetto. Ma quello che contestiamo sono le modalità. La comunicazione è avvenuta con poco preavviso per consentire a chi non ancora in regola di sistemare le autoclavi. Ci sono, poi, casi (numerosi) in cui i condomini non hanno sufficienti risorse economiche per posizionare la corretta strumentazione, che consentirebbe quindi di non rimanere senza acqua per tutta la giornata.

A Carrassi e San Pasquale (dove ci sono edifici un po’ datati) fino al San Paolo passando per il Murattiano, il Libertà, Carbonara: sono tantissime le famiglie che stanno ormai convivendo con una bassissima pressione e l’impossibilità addirittura di lavarsi, se non all’alba o a tarda notte. Stesso discorso vale per altri Comuni della Puglia. Questa situazione potrebbe provocare anche altri problemi, di natura di igiene pubblica e, quindi, sanitaria. Borderline24 ha raccolto centinaia di segnalazioni. Abbiamo seguito anche la protesta delle donne del Villaggio Trieste. E abbiamo ascoltato le repliche dell’Acquedotto.

Ma non siamo soddisfatti delle risposte. Perché l’acqua è un bene primario e deve essere garantito. A tutti. L’Acquedotto non ha nemmeno un monitoraggio preciso delle abitazioni che si ritrovano con rubinetti a secco.

E la politica? Lo stesso tace. A parte qualche interrogazione, non abbiamo visto nessun intervento concreto delle istituzioni. Per quanto Comune o Regione possano avere le mani legate, l’acqua, ribadiamo, è un bene primario.  E per le situazioni di emergenza bisogna intervenire. Senza rifugiarsi in un “c’è la crisi adeguatevi”. Perché non tutti hanno i soldi per farlo.

La politica deve delle risposte. Ed invece? Si perdono mesi dietro ad una elezione dei rappresentanti di un organo regionale, come il Corecom, che poco o nulla inciderà sulla vita dei pugliesi. Il Consiglio comunale a Bari continua a non insediarsi e quando lo fa c’è addirittura qualcuno che si lancia (anonimamente, ovviamente) in offese sessiste verso una loro collega sperando di non essere scoperto. Questa è l’attuale politica della nostra terra: i problemi vengono sempre lasciati in mano ai cittadini.

La Regione e l’Aqp, ad esempio, e qui veniamo alla stalla lasciata aperta, avrebbero potuto intervenire molto prima. La crisi idrica non è scoppiata a luglio e nemmeno a giugno o ad inizio anno. Di crisi idrica si parla da almeno 10 anni in Puglia, gli esperti lanciano allarmi (inascoltati) da un decennio, se non di più. Cosa è stato fatto in questo lungo periodo dalle Istituzioni? Nulla, o quasi. Cosa si sarebbe potuto fare? Ad esempio, Aqp avrebbe potuto non limitare, come ha fatto, ma eliminare le sue perdite nella rete delle condotte. In Puglia, nel 2017 quasi terminato, ancora si perdono risorse preziose, circa il 40% dell’acqua. Aqp ha fatto degli investimenti ma non ha risolto il problema. Lo ha limitato, certo, ma non basta. Non si può chiedere ai pugliesi di non sprecare acqua se poi a sprecarla è per prima l’Acquedotto Pugliese. Intendiamoci, l’acqua è un bene troppo prezioso e limitato e non va sperperato, quindi ben vengano consigli o diktat. Ma comincino a dare il buon esempio le Istituzioni. E la Regione? La Regione, ad esempio, avrebbe potuto avviare una strategia diversa, scommettendo su dissalatori e impianti di depurazione delle acque reflue. Probabilmente oggi, se ci fosse stata lungimiranza politica, non saremmo a questo punto. Sapete quanta acqua potabile viene utilizzata nelle campagne pugliesi? Circa l’80% del totale della risorsa idrica a disposizione. Con dissalatori e impianti di depurazione delle acque reflue la Puglia avrebbe risparmiato questa grande quantità di acqua potabile, destinando le reflue ripulite alle campagne. Come avviene a Fasano: a Savelletri è in funzione uno dei migliori impianti che riesce a portare acque reflue depurate a tutte le aziende agricole del circondario. A breve, sarà possibile persino depurare l’acqua tanto da poterla utilizzare nelle abitazioni private.

Adesso, Aqp punta l’indice contro chi non è stato talmente lungimirante da dotarsi di autoclave da posizionare ai piani bassi degli edifici: “Se non arriva l’acqua è colpa vostra, noi vi avevamo avvisato. Il minimo contrattatuale è garantito nell’erogazione”, dicono da Aqp. A noi viene in mente solo una risposta, educata: “Ma ci faccia il piacere…”.

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