Nel 2011 furono ridotti, ora il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza il disegno di legge che aumenta nuovamente del 10% gli stipendi dei direttori generali, sanitari e amministrativi delle Asl pugliesi. Una decisione che ha provocato polemiche e battaglia tra i partiti, con il Movimento5Stelle contrario.
Nel 2011 la Regione Puglia, esercitando l’opzione facoltativa, si era adeguata alla Legge di stabilizzazione finanziaria intervenuta in un preciso momento storico a calmierare gli emolumenti percepiti da figure apicali di agenzie ed enti del settore pubblico. A decorrere dal gennaio 2011, le indennità, i compensi e i gettoni corrisposti dalla Regione Puglia ai componenti di organi di indirizzo, direzione e controllo, consigli di amministrazione, organi collegiali ed ai titolari di incarichi istituzionali, subirono un taglio del 10% rispetto agli importi precedentemente percepiti, riduzione che si andò a sommare con la decurtazione del 20% (anche questa eliminata lo scorso giugno), prevista dalla Legge n.133/2008, determinando per i Dirigenti generali delle Asl un trattamento economico di 111.555 euro lordi e per i direttori sanitari ed amministrativi di 89.244 euro lordi. Il disegno di legge approvato in Consiglio regionale cancella la decurtazione del 10%.
“Abbiamo votato contro il ddl – dicono i grillini – e ne riteniamo gravissima l’approvazione. Questo ddl – attaccano gli otto consiglieri pentastellati – dimostra che la vecchia politica non ha vergogna. Ci chiediamo come faranno, destra e sinistra, a spiegare ai cittadini che gli si chiedono enormi sacrifici e si chiudono ospedali in nome del contenimento della spesa, però poi si trovano risorse per aumentare dai stipendi ai direttori delle Asl? Non siamo a priori contro gli aumenti di stipendio, ma questi per i direttori delle Asl così come per qualsiasi dirigente pubblico, devono essere legati al raggiungimento degli obiettivi e pur comprendendo che un direttore generale debba percepire più di un primario e di un direttore di distretto, aumentare gli stipendi è una scelta inopportuna perché tutti i giorni viene negato ai cittadini il diritto a curarsi come dimostrano i dati della mobilità passiva passata da 240 a 280 milioni. Abbiamo una sanità allo sfacelo”.