Sistema sanitario incapace di rispondere a bisogni di salute dei suoi cittadini, aumento dei pugliesi che rinunciano a curarsi per difficoltà economiche, prevenzione all’anno zero: la sanità pugliese viene ancora bocciata, questa volta dal tradizionale rapporto “Meridiano Salute” che, ogni anno, incrociando diversi fattori elabora, sia a livello nazionale che europeo, una classifica dei migliori e peggiori sistemi sanitari pubblici. La Puglia ne esce con le ossa rotta.
Il voto finale è calcolato su un numero alto di indicatori (26 in tutto): liste di attesa, spesa, investimenti, qualità delle cure, prevenzione, emigrazione sanitaria, accesso all’innovazione farmaceutica, informatizzazione dei servizi sanitari, assistenza agli anziani. Il quadro che emerge è quello di una Puglia ben al di sotto della media italiana. Nella “Capacità di risposta del sistema sanitario ai bisogni di salute” la Puglia, ad esempio, si piazza al quint’ultimo posto con un punteggio di 4,7 su 10, peggio fanno solamente Campania, Sicilia, Molise e Calabria. E’ lontana la Toscana con il voto di 7,8 e anche l’Emilia Romagna (7,5), mentre la media italiana è di 5,5.
Per quanto riguarda, invece, il capitolo riguardante “L’efficienza, efficacia e appropriatezza dell’offerta sanitaria” la Puglia è terz’ultima con un voto di 4,8 alla pari con Sicilia e precede solo Campania e Sardegna, ultime con un punteggio di 3,6. Tra le regioni migliori Emilia Romagna (7,7), Toscana (7,4) e Umbria (7,2), la media italiana è di 6,3. Per stilare questa graduatoria sono stati presi in considerazione diversi indicatori: appropriatezza delle prescrizioni, prestazioni e ricoveri, che rappresentano anche delle proxy dell’efficienza organizzativa delle cure territoriali (che dovrebbero far fronte alla prevenzione e gestione delle cronicità evitando le complicanze che generano i ricoveri), indicatori di efficacia delle cure, un indicatore sulla lunghezza media di permanenza in ospedale, la durata delle liste di attesa ed infine i livelli di immigrazione sanitaria, la cosiddetta mobilità passiva. Entrando più nel dettaglio, ad esempio, la percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla scoperta di un tumore è più alta in Emilia Romagna e Toscana sia negli uomini (56%) che nelle donne (65%); mentre quelle più basse si registrano in Puglia, Campania e Molise (49% uomini, 57% donne).
Anche nel settore della “Spesa sanitaria e degli investimenti” la Puglia è messa male, è terz’ultima con un voto di 4,5 e precede Campania (4,1) e Calabria (3,9), mentre la media italiana è di 6,2. In questo campo le migliori performance le fanno registrare Lombardia (7,9), Liguria (7,8) e ancora Emilia Romagna (7,6). Tra gli indicatori presi in considerazione ci sono gli investimenti effettuati in sanità, la rinuncia dei cittadini a curarsi per motivi economici, il disavanzo pro capite, la compartecipazione del cittadino alle spese sanitarie, la spesa pubblica pro capite.