“Abbiamo visto la macchina in fiera, è stata presentata ed era piaciuta a tutti. Inoltre avevano detto che grazie a quella presentazione si erano avvicinati molte aziende interessate. Poi, abbiamo saputo che già mesi prima gli investitori americani avevano abbandonato il progetto”
Il segretario Fiom Cgil di Bari, Saverio Gramegna, si dice amareggiato. Anzi, adirato per come volge l’ultima vicenda attorno allo stabilimento ex Om di Modugno. Sono passati sei anni dalla crisi decretata dalla dismissione della fabbrica da parte della multinazionale tedesca che realizza carrelli elevatori, almeno quattro progetti di reindustrializzazione vagliati da ministero dello Sviluppo economico e Regione Puglia, ma il destino dei 190 lavoratori torna a essere incerto. Come un drammatico percorso del gioco dell’oca. A naufragare, questa volta, è il progetto Tua Industries e la mini auto elettrica presentata a settembre alla Fiera del Levante.
A dicembre scade la cassa integrazione in deroga per i lavoratori. Cosa accadrà?
“È in corso la trattativa col ministero per la proroga. In questo momento è l’unico strumento che abbiamo per tutelarli. Il parlamentare Pd, Dario Ginefra, ha presentato un’interrogazione parlamentare in merito e a breve dovremmo avere la conferma della proroga. Per un anno i lavoratori saranno per lo meno coperti”.
Come stanno affrontando questa ennesima delusione?
“In settimana, con le altre sigle sindacali, abbiamo avuto un’assemblea con loro. Inutile dire che il clima è teso e la loro pazienza è oramai esaurita”.
Quali sono le novità attorno al progetto Tua?
“Ministero e Regione sono ancora al lavoro alla ricerca di finanziatori assieme alla cordata che aveva intrapreso il progetto di industrializzazione. Loro si dicono ancora fiduciosi. Ma senza un vero e proprio intervento dello Stato, difficilmente troveremo una soluzione”
Come dovrebbe intervenire il Pubblico?
“Questa situazione fa rabbia, perché gli sforzi, massimi, di tutti sono vanificati. Questa vicenda è indicativa della crisi sistemica italiana. Dopo anni di energie e interventi a vuoto, il sistema paese va a folle. Il provato non è in grado di assumersi rischi di impresa al Sud. È ora che intervenga la Cassa depositi e prestiti. L’istituto ha investito in questi ultimi mesi 75 milioni per l’acquisizione di tre resort, tra cui quello di Marina di Ostuni. È il momento che intervenga nell’industria del paese e in una vicenda come quella della Om, altrimenti irrisolvibile”.
Con quali prospettive?
“Penso che ci troviamo in una rivoluzione storica. Da qui a qualche anno dovremo cambiare col sistema della mobilità e invertirlo al green. Grandi città e Paesi interi inibiranno i veicoli a combustione interna e in Italia dovremo prima o poi recepire nuove normative europee. Saranno richieste flotte di auto elettriche e ibride. Questa filiera di industria green rappresenta il futuro a Bari e non solo. Per questo, un investimento della Cassa depositi e prestiti risulterebbe di prospettiva e strategico, sulla quale invito a riflettere i nostri politici”.