Martedì all’Università di Bari si è tenuto il Progress Test, una prova somministrata a livello ministeriale a tutti gli studenti e le studentesse di Medicina e Chirurgia. Tra le domande, una in particolare ha suscitato dibattito: è stato chiesta, infatti, la percentuale di incidenza dell’omosessualità nella popolazione maschile.
Il 17 Maggio di soli 27 anni fa l’omosessualità è stata eliminata dall’International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death.
Questo è stato il punto di svolta di una lotta durata decenni per far riconoscere alla comunità scientifica che avere un orientamento sessuale che non sia eterosessuale non costituisce una patologia e non può nè deve essere una ragione di discriminazione, criminalizzazione o stigma. Una conseguenza importanissima è stata la messa al bando delle cosiddette ‘terapie riparatrici’, una serie di abusi fisici e psicologici degni di un film horror che avevano l’obiettivo di eliminare l’omosessualità (e che in molto casi comportavano danni permanenti per i pazienti).
“Dopo solo 27 anni la comunità accademica italiana, inserendo una domanda del genere nel Progress Test, sembra aver dimenticato quanto sia stato importante questo passo e cosa abbia comportato – commenta Piercarlo Melchiorre , coordinatore cittadino di Link Bari, non è possibile che nelle nostre aule si portino avanti approcci discriminatori ed oscurantisti: i luoghi della formazione devono essere spazi in cui combattere pregiudizi e discriminazioni.”
Gli studenti di medicina, che da subito si sono indignati davanti all’episodio, hanno manifestato con una fotopetizione dalla didascalia “Miur, non siamo né malati né numeri! Liber* di essere e di amare”
Asia Iurlo, coordinatrice di Link Medicina Bari, sostiene: “Questa domanda non chiede semplicemente un dato statistico su una caratteristica, come ad esempio l’incidenza dei capelli biondi nella popolazione italiana. L’orientamento sessuale è un dato estremamente complesso, e non ci sono evidenze scientifiche univoche su cosa lo determini. Il quesito è quantomeno inappropriato e, considerando il contesto, assolutamente inaccettabile.”