Anni di processi, polemiche e assoluzioni, almeno sino ad ora. Fu suicidio o omicidio quello della 14enne Palmina Martinelli? E’ ancora giallo su quanto avvenne alla ragazzina di Fasano morta bruciata dalle fiamme l’11 novembre del 1981. La Procura di Bari ha riaperto il caso dopo tanti anni, il fascicolo d’inchiesta è nelle mani del pm Filoni che sta cercando di fare luce su quella terribile storia.
Per ora non ci sono colpevoli del decesso di una ragazzina di appena 14 anni, tutti gli imputati dell’epoca furono assolti e la vicenda fu archiviata come “suicidio”. Ma con sentenza depositata il 30 marzo del 2016 la prima sezione della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della sorella maggiore della 14enne di Fasano e ha disposto la trasmissione degli atti al procuratore di Bari, per la nuova inchiesta. Una speranza di ottenere giustizia per la sorella di Palmina, che al suicidio non ha mai creduto, come non ci ha mai creduto il pm Nicola Magrone, attuale sindaco di Modugno, che indagò all’inizio. Poco prima di morire Palmina fece i nomi dei suoi presunti aguzzini, coloro che volevano obbligarla a prostituirsi. Ma non bastò.
Però, ora, sulla scorta di una perizia dell’anatomopatologo Vittorio Pesce Delfino il fascicolo è stato riaperto. Il perito, in base a recenti tecniche di analisi di immagine computerizzata sulle ustioni della ragazzina, sostiene che “il volto di Palmina era protetto con entrambe le mani prima dello sviluppo della vampata e quindi dell’innesco dell’incendio”. Quindi, è impossibile che ad innescare l’incendio fu la ragazzina stessa per togliersi la vita.