È stato portato in carcere il 23 agosto scorso per scontare una condanna a 5 anni per bancarotta fraudolenta, senza però aver avuto la possibilità di sottoporsi al terzo grado di giudizio a causa di un errore di notifica della sentenza d’appello.
Dell’esistenza di una condanna a suo carico divenuta definitiva l’imprenditore barese Domenico Pace, ex titolare della società “Nuove Tecnologie Meccaniche srl”, ha saputo soltanto un anno dopo, quando si è recato in Questura per il rilascio del passaporto e lì gli è stato notificato l’ordine di esecuzione con immediata carcerazione. Dopo 76 giorni in cella, rilevato l’errore nella notifica su istanza del nuovo difensore dell’imputato, l’avvocato Valentina Binetti, il Tribunale ha disposto la scarcerazione dell’uomo perché possa impugnare la sentenza di condanna e proporre ricorso per Cassazione.
L’imprenditore è accusato di aver dissipato beni della società, che si occupava di commercializzazione di presidi sanitari, per circa 600 mila portandola così al dissesto. Il fallimento dell’azienda è stato dichiarato nel 2007 e risale a 10 anni fa l’avvio del procedimento penale per bancarotta. In primo grado, nell’ottobre 2013, l’uomo è stato condannato a 5 anni di reclusione dal Tribunale di Bari. Nel gennaio 2016 la Corte di Appello, in assenza del precedente difensore che non si era presentato all’udienza, ha confermato la condanna notificando, però, l’esito del processo ad un avvocato sbagliato, quello cioè che l’imputato aveva nominato nel processo di primo grado e che poi aveva cambiato. Ignaro della conclusione del procedimento, l’imprenditore non ha impugnato la sentenza nei termini, la quale quindi è diventata definitiva nel marzo scorso. Ad agosto, poi, la carcerazione e la revoca della stessa soltanto due giorni fa all’esito di un incidente di esecuzione.