Cala la disoccupazione giovanile e maschile, ma cresce quella delle donne. L’economia migliora ma rimane alto il numero di quelli che partono alla ricerca di lavoro altrove. E’ una fotografia in chiaroscuro quella scattata dallo Svimez (associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) allo stato di salute dell’economia pugliese del 2016 rapportato all’anno precedente. L’occupazione, ad esempio, aumenta dell’1,4% ma meno di quanto accade nelle altre regioni del Sud, che segnano un più 1,7% di persone che hanno trovato un impiego nell’arco di un anno.
La ripresa in qualche modo c’è ma risulta ancora troppo lenta. Il tasso di disoccupazione è sceso dal 19,7 del 2015 al 19,4% del 2016, con la disoccupazione maschile che fa registrare una diminuzione dal 18,4 al 17,5%. La distinzione di genere è necessaria perché per le donne, invece, la disoccupazione aumenta e passa da 21,8 a 22,7%. Scende la disoccupazione tra i giovani della fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ma si attesta ancora su livelli molto elevati: il 49,6%.
Positivo, se pur di poco, il dato relativo alle persone in cerca di un lavoro. Sono quasi mille in più, da 286.700 a 287.600, va a dire più 0,3% in un anno. Un dato che indica un leggero aumento delle persone che sperano di trovare un’occupazione, che si sono in qualche modo messe alla ricerca.
Oltre ai dati sul lavoro colpiscono quelli relativi al calo delle nascite e all’aumento del numero di giovani che scelgono di studiare nelle università del Nord Italia, se non all’estero, o trovare lavoro lì, dopo aver conseguito una laurea o un dottorato di ricerca.
Aumenta anche il Pil del più 0,7%, passando da 67milioni e 698mila euro a 68milioni e 143mila euro, ma in regioni confinanti come Basilicata e Campania questo dato supera il 2%. Continua lo spopolamento delle regioni del Sud in favore di quelle del Nord. La Puglia diventa più vecchia e meno popolosa, con meno 6.900 residenti, per un tasso migratorio netto pari a -1,7. Male anche la povertà al Sud arrivata al 10% della popolazione contro il 6 del Centro e del Nord, con sacche di povertà registrate nelle periferie dei grandi centri urbani con il 40% della popolazione a rischio povertà assoluta.