L’Università del Salento, insieme all’Istituto per l’ambiente marino costiero del CNR, la Stazione zoologica di Napoli, il Centro di ricerca ambientale delle università scozzesi e l’Università di Portsmouth in Gran Bretagna, ha realizzato uno studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista inglese Biology Letters e il primo novembre sul The New York Times (https://www.nytimes.com/2017/11/01/science/nudibranch-sea-slug-kleptopredation.html?smid=tw-share&_r=0) con cui viene descritta per la prima volta una nuova modalità di interazione interspecifica, che è stata denominata clepto-predazione.
Come spiega il professore Stefano Piraino (docente di Zoologia, Università del Salento), co-autore dell’articolo: “Un piccolo e variopinto mollusco che vive lungo le coste mediterranee, il nudibranco Cratena peregrina, si nutre selezionando le sue prede principali, ossia piccoli polipi parenti dei coralli che vivono in forma di alberello, tra quelli che, a loro volta, hanno da poco consumato un pasto catturando piccoli organismi planctonici. Nel caso della clepto-predazione, il predatore mollusco consuma non soltanto la sua preda primaria (i polipi coloniali) ma anche le prede (piccoli crostacei planctonici) da poco catturate da questi stessi polipi. Per dirla con parole semplici, il mollusco preferisce catturare e consumare prede che hanno mangiato da poco, piuttosto che prede con lo stomaco vuoto. La ragione della scelta è semplice: meglio una porzione di profiteroles vuoti o una di quelli ripieni di crema al cioccolato? Come faccia il piccolo mollusco a riconoscere i ‘profiteroles pieni’, resta ancora da scoprire.”