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Andria, duro colpo al clan Pesce – Pistillo: sequestrata palazzina di pregio del valore di 500mila euro

Pubblicato da: redazione | Lun, 23 Ottobre 2017 - 08:45

Definitiva la confisca agli arredi e ai beni immobili, situati nel centro storico della città di Andria, in piazza Re Manfredi angolo via Santa Chiara, a carico di Luigi Pesce, pregiudicato di 66 anni.

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Oggetto della confisca definitiva è una unità immobiliare completamente arredata, situata nel centro storico di Andria ed adibita ad abitazione principale del nucleo familiare di un esponente di spicco della criminalità organizzata andriese denominata “Pesce-Pistillo”, operante nel settore del traffico e dello spaccio di sostanze stupefacenti in forma associativa, radicata sul territorio (centro storico e zona periferica di San Valentino), ben organizzata, che si avvaleva dello strumento intimidatorio delle armi per il mantenimento dell’egemonia territoriale delle zone di spaccio. L’attuale provvedimento di confisca inappellabile priva definitivamente la famiglia Pesce–Pistillo della facoltà d’uso dell’immobile e degli arredi. L’immobile in questione, a seguito di accurati accertamenti patrimoniali svolti in questi mesi, sebbene risultato intestato ad insospettabili prestanome, è stato ricondotto nella assoluta disponibilità di tutta la famiglia Pesce. Sono quindi stati posti i sigilli ad una palazzina in soluzione indipendente, con vasto appartamento situato al primo piano che consta di ben 13 vani disposti su una superficie totale di 300 metri quadri, dall’elevato valore catastale. Tale unità abitativa è molto ben rifinita ed arredata con mobilio di pregio in tutte le sue stanze, per un valore commerciale stimato di circa 500mila euro.
Il provvedimento in questione è stato emesso a carico di Luigi Pesce, boss, attualmente detenuto in quanto condannato in primo grado per associazione per delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti.
Nel corso dell’attività di indagine svolta dagli agenti della Polizia di Stato è emerso che gli immobili confiscati venivano utilizzati quale “roccaforte” per la gestione, il controllo e la custodia delle armi in possesso del gruppo criminale nonché degli stupefacenti che, nelle vie limitrofe, venivano spacciati grazie alla “militare” occupazione dei luoghi da parte di pusher e vedette dislocate nei punti nevralgici di accesso ai vari siti di spaccio.

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