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Bari, i genitori dei bambini in cura al Giovanni XXIII: “La separazione dal Policlinico mette a rischio la salute dei nostri figli”

Pubblicato da: Gino Martina | Mer, 11 Ottobre 2017 - 09:45
||Il trasporto sanitario d?urgenza della ragazza nigeriana all?ottavo mese di gravidanza in imminente pericolo di vita trasportata d?urgenza da Cagliari a Roma con un Falcon 50 dell?Aeronautica Militare, 28 agosto 2016.

Dopo l’Università anche le famiglie dei bambini ospedalizzati dicono “No” allo scorporo dell’ospedale pediatrico Giovanni XXIII dal Policlinico di Bari. E lo fanno indirizzando una lettera al governatore della Regione Michele Emiliano. Una lettera nella quale chiedono di essere ascoltati, di poter dire la loro su una delle strutture di eccellenza della sanità pugliese che, secondo il piano di riordino ospedaliero, sarà scorporata dall’attività dell’Università. Una decisione che renderebbe il Giovanni XXIII autonomo, escludendo di fatto l’istituzione universitaria dalla gestione del futuro polo pediatrico che Emiliano vorrebbe far nascere a Bari. Il disegno varato dal presidente della Regione ha già visto le scorse settimane la levata di scudi del mondo accademico, che vede il rischio di compromettere i rapporti tra la componente universitaria e quella ospedaliera all’interno dello stesso Policlinico.

Ora, a intervenire, sono i genitori dei bambini curati nell’ospedale pediatrico. “È innegabile come a fronte dei bambini – scrivono – che nel corso della loro vita sviluppano una patologia è più importante la casistica dei piccoli che nascono con una patologia, e la maggior parte di quest’ultimi hanno la fortuna di avere una diagnosi prenatale. Pertanto una struttura ospedaliera che ospiti un reparto di Ostetricia e contestualmente uno di Neonatologia offre, senza ombra di dubbio, un servizio qualitativamente alto in termini di sicurezza della madre e soprattutto del bambino. Questo perché – proseguono-  consente una cura del neonato che, ancor prima dell’avvenuta nascita, parte dalla vita fetale e mette in campo sinergie volte ad un unico obiettivo: la salute del nascituro. Lo stesso dicasi per un reparto di Neonatologia che, in un rapporto di continuità, affida il neonato, dopo avergli dato assistenza nei primi mesi di vita, a pediatri specialisti, consegnando a questi, insieme al piccolo,  il suo percorso terapeutico, e la sua famiglia. Questa modalità di prendersi cura del bambino, attualmente esistente, garantito da un consorzio unico con il prezioso supporto della ricerca universitaria, presenta comunque delle criticità, specie nel passaggio dalla Neonatologia alla Pediatria”.

In questo modo individuano la debolezza del sistema sulla quale, precisano, si sarebbe dovuta concentrare la Regione nel disegno di riordino ospedaliero. L’azione in atto, invece, è vista come rischiosa per la salute dei loro figli. “Questa separazione – aggiungono –  graverebbe fortemente sul processo di cura continua del bambino, oltre a mettere in pericolo la sua vita durante il periodo di degenza nella Neonatologia, dove l’avvalersi delle consulenze pediatriche del Giovanni XXIII diventerebbero certamente più complicate. Da genitori di neonati patologici abbiamo potuto realmente constatare come una sanità pugliese sinonimo di eccellenza fosse realmente possibile. Una pianificazione vincente dovrebbe fare delle eccellenze fari illuminanti, strade maestre da percorrere per una sanità migliore. Infine crediamo che un progetto davvero giudizioso, oltre che sensato, debba tenere conto, in quanto trattasi di neonati e di bambini, delle famiglie che sono tagliate fuori da un destino che invece le coinvolge e a volte stravolge”.

Per questo le famiglie chiedono di poter far parte di un eventuale tavolo per la riorganizzazione dell’attività del nosocomio, per poter esprimere le proprie esigenze, i propri dubbi, le proprie paure e proporre soluzioni più efficaci. La palla passa ora al governo regionale, che si è già dovuto confrontare con l’Università.

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