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Puglia, gli stipendi dei direttori Asl aumentano del 10% tra le polemiche: “Emiliano chiude gli ospedali ma premia i manager”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Lun, 9 Ottobre 2017 - 17:00

Nel 2011 furono ridotti, oggi la I commissione regionale ha approvato il disegno di legge che aumenta nuovamente del 10% gli stipendi dei direttori generali, sanitari e amministrativi delle Asl pugliesi.  Una decisione che ha provocato polemiche e battaglia tra i partiti, con il Movimento5Stelle contrario. Anche Sinistra italiana si è astenuta dal voto.

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L’aumento

Nel 2011 la Regione Puglia, esercitando l’opzione facoltativa, si era adeguata alla Legge finanziaria decurtando gli stipendi del 10%: ai direttori generali, quindi, fu riconosciuto un compenso di circa 111mila euro lordi, mentre per i direttore sanitari e amministrativi 89mila euro lordi all’anno. Il disegno di legge approvato in commissione regionale cancella la decurtazione, in sostanza gli stipendi salgono del 10% rispetto alle cifre elencate. In soldoni, i direttori generali guadagneranno circa 11mila euro in più all’anno, e i direttori sanitari e amministrativi circa 9mila euro in più all’anno.

Le reazioni

“Abbiamo votato contro il ddl – dicono Mario Conca e Antonella Laricchia, consiglieri regionali del M5S – e ne riteniamo gravissima l’approvazione. Ci chiediamo come il centrodestra e centrosinistra spiegheranno ai pugliesi che si chiudono ospedali e si tagliano posti letto in nome del contenimento della spesa, però poi si trovano risorse per aumentare lo stipendio dei direttori generali delle Asl? Se i tagli fatti finora sono serviti per trovare nuove risorse, perché queste non sono state impiegate per potenziare l’offerta sanitaria o ridurre ticket e superticket, come avevamo chiesto in una mozione bocciata in Consiglio Regionale? Ribadiamo – continuano i pentastellati – che non siamo a priori contro gli aumenti di stipendio, ma questi per i direttori delle Asl così come per qualsiasi dirigente pubblico, devono essere legati al raggiungimento degli obiettivi. Invece gli obiettivi fissati sulla carta non si è ancora capito chi li deve valutare e con quali criteri: siamo rimasti al 6 politico”.

Critica anche Sinistra italiana, che però si è astenuta anziché votare contro evitando un brutto ko per la maggioranza: “Governo regionale ondivago e privo di programmazione, per questo motivo Sinistra Italiana ha espresso un voto di astensione al disegno di legge che cancella la decurtazione del 10% sugli emolumenti percepiti da direttori generali, sanitari ed amministrativi del Servizio sanitario regionale”, commenta Cosimo Borraccino. “Infatti – prosegue – da una parte Emiliano persegue (sbagliando), il progetto di ridurre a tre il numero delle Asl regionali, dall’altra parte interviene (giustamente), a rendere maggiormente competitivo il ruolo di grande responsabilità svolto da direttori generali, sanitari ed amministrativi. Il problema, anche in quest’ultimo caso, è rappresentato dall’ambiguità del governatore che anche in campo sanitario sconta l’assenza di un progetto a lungo respiro, mancando le sue azioni della dovuta attenzione per le retribuzioni di personale medico e paramedicio”.

Napoleone Cera, del gruppo I Popolari, invece difende la scelta: “La decisione assunta in commissione bilancio – spiega – sull’aumento dello stipendio non è una norma in spregio al contenimento della spesa sanitaria, ma un sacrosanto principio di garanzia del miglior funzionamento delle aziende sanitarie pugliesi.
Può apparire una contraddizione, ma invece è un principio valido in ogni azienda che si rispetti. Se si vuole garantire il meglio tra i manager sanitari, devo anche creare le condizioni perché le figure più accreditate trovino interessante venire a lavorare in Puglia. Naturalmente rispettando le finalità che appartengono ad ogni azienda: raggiungere obiettivi e creare profitti”.

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