“Se penso alla mia Bari e alle sue antiche vestigia penso agli anni del ministro Araldo di Crollalanza e a quanto siamo stati incapaci di progettare il nostro futuro”.
A parlare è Irma Melini, consigliera comunale di ScelgoBari, che critica duramente l’attuale amministrazione Decaro.
“Nelle cartoline della città non vi è nessuna opera moderna, ma solo lo skyline del Borgo antico e del lungomare monumentale realizzato appunto nel Ventennio. Per cosa siamo stati famosi e primi nel nostro Paese oggi non lo siamo più. Fatta eccezione per San Nicola, di cui non possiamo vantare alcun merito, questa città ha del tutto perso le attrattività che l’hanno resa famosa quando furono realizzate: Fiera del Levante, Teatro Petruzzelli, Ateneo, Porto e Stadio”.
Come allora giudica l’attuale Bari?
“In questa epoca tutta in salsa barese potremmo dire che il motto che anima i nostri amministratori è “purché si spenda, bene o male, ma purché si spenda”.
L’Asse Nord-Sud, ancora scandalosamente senza ciclabile, è un’opera di oltre 20 anni vantata da Decaro come sua grande opera: 630 metri per 42.5 milioni di euro che ingolfano, quando usati, l’intero quartiere del cimitero.
Waterfront di San Girolamo: 1 chilometro e settecento metri per 11 milioni ancora da terminare con ritardi e varianti, che hanno stravolto il progetto iniziale, regalandoci una colata di cemento con un po’ di verde. Anche qui Decaro si prende la paternità di un’opera vecchia, che con lui sarà solo l’ennesimo spreco. Ad oggi, infatti, questa giunta ha completamente bloccato la viabilità del quartiere di San Girolamo-Fesca perché non solo non ha compensato i posti auto eliminati con la grande opera, ma non ha adeguato preventivamente la viabilità della zona, creando problemi di traffico ed inquinamento atmosferico ai residenti.
Stadio San Nicola, stadio delle Vittorie, strutture sportive decentrate: rispettivamente il primo è regalato ad una società che non lo manutiene nel silenzio dell’amministrazione, che alla fine erediterà un rottame, il secondo viene utilizzato per i concerti al pari del Palazzetto dello Sport. In pratica la vocazione sportiva del territorio ha ceduto il passo al business dei concerti, mentre nuovi campi sportivi verranno realizzati (prevalentemente a Japigia) per spendere qualche milione “in erba”
Come immagina il futuro di questa città?
“Bari la immagino protesa verso il mare e con molto verde. Manca ancora il PUG, il Piano Urbanistico generale, senza di questo stiamo parlando del nulla o stiamo continuando a “giocare” con le volumetrie senza dare un disegno al futuro della città. Ecco il PUG per me è una priorità e attendo con ansia la discussione in Consiglio. Così vediamo che posto hanno le periferie nell’agenda del sindaco, visto che Decaro se le ricorda solo in campagna elettorale, o che posto ha il “rapporto con il mare”.
E’ chiaro ed evidente, infatti, che non si può parlare di sviluppo sul mare attraverso i rendering di Ance, Confindustria e Università. Il Comune di Bari non può abdicare al suo ruolo di indirizzo nello sviluppo del territorio dando mandato a terzi, peraltro parte interessata. Una menzione particolare merita poi Punta Perotti e il lassismo della giunta a non voler “accompagnare” i privati, legittimati a costruire, in un’opera concreta di riqualificazione di un pezzo di lungomare, ora teatro solo di prostituzione e tratta delle donne”.
Una cosa sulla quale lei avrebbe puntato?
“Mi sarei battuta per il porto turistico e non nel porto commerciale, come intende Decaro. Il porto turistico deve essere un attrattore per l’intera Città. Deve essere un gioiello anche di modernità e deve rappresentare una chance di riqualificazione di una zona degradata e non solo uno spreco di danaro pubblico e qualche “coccarda” per il politico di turno.
La realtà è che abbiamo perso l’idea di bellezza e ci stiamo rassegnando a lamentarci quando invece dovremmo combattere contro chi sta imbarbarendo questa città. Ci facciamo dire che siamo sporcaccioni, magari alcuni sono anche peggio, ma questa amministrazione adotta un sistema di raccolta vergognoso in cui i cassonetti sono rotti, sporchi e molto più ingombranti delle auto che ci vorrebbero far eliminare”.