Sequestro questa mattina di quasi 400mila euro nei confronti di due consulenti tecnici d’ufficio – un dottore commercialista barese ed un avvocato romano, esperti in materia bancaria e finanziaria – che erano stati nominati dal Tribunale di Bari nella causa civile tra “Divania S.r.l.” (in fallimento) e “Unicredit S.p.a.”, avente per oggetto la sottoscrizione di “contratti” di prodotti finanziari derivati “SWAP” per 220.000.000 di euro (nel periodo 2000-2005), che avrebbe causato lo stato di decozione della società poi fallita.
Al centro dell’inchiesta le insistenti e perentorie richieste da parte dei due consulenti tecnici, di pagamento di una esosa “parcella” relativa alla prestazione professionale di “consulenza”, per un totale di euro 395.149,06, per la quale era previsto l’obbligo di pagamento in solido per la parte attrice e per la convenuta.
Dalle indagini dei finanzieri è stato acclarato che il pagamento concordato tra le parti (con forti riserve della curatela e degli avvocati della società Divania S.r.l.) è stato richiesto dai consulenti tecnici unicamente all’istituto di credito (unica parte in grado di poter assolvere l’obbligazione) e senza attendere la preventiva autorizzazione alla liquidazione da parte del giudice civile a conclusione dell’attività di consulenza.
Tra l’altro i due consulenti avevano calcolato il proprio compenso sulla base delle vigenti tariffe professionali di categoria e non anche sulla base della “normativa disciplinante la liquidazione dei compensi ai consulenti tecnici nominati dall’Autorità Giudiziaria”.
L’Istituto di credito procedeva quindi senza indugio, e come richiesto dai citati consulenti, al pagamento della parcella per l’intero importo, facendosi carico anche della quota parte del 50 per cento spettante a Divania, attesa l’esistenza dell’obbligazione solidale.
La contestazione per entrambi i professionisti è quella di “Induzione indebita a dare o promettere utilità” da cui è scaturita la necessità di sottoporre a sequestro il profitto indebitamente corrisposto dall’istituto di credito, così come richiesto da parte del dottore commercialista barese, per euro euro 189.470,04, e dall’avvocato romano, per euro 205.679,02. In corso di indagine la Finanza ha anche riscontrato l’esistenza di una situazione di “conflitto di interesse” tra l’avvocato romano ed il Gruppo Unicredit per pregressi rapporti di natura professionale. Agli stessi indagati è stato, infine, notificato l’avviso di conclusione delle indagini.