Un anno fa, durante la riunione del Consiglio Federale della FIGC, Marcello Nicchi, il presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, aveva annunciato che dalla stagione 2017/2018 il calcio italiano avrebbe vissuto una sostanziale innovazione tecnologica, a seguito dell’introduzione della video assistenza arbitrale.
Prima di focalizzare l’attenzione sulle modalità di funzionamento della VAR, è utile concentrare l’attenzione sulla corretta associazione dei termini a cose e soggetti che contribuiscono al suo meccanismo. Vediamo, quindi, che la VAR è la video assistenza arbitrale. Si tratta della tecnologia che permette all’arbitro di rivedere un episodio dubbio dal quale può dipendere il risultato della gara. Il VAR, invece, è l’arbitro che visiona i video in cabina e richiama l’attenzione dell’ufficiale di gara in campo se quest’ultimo non si è accorto di un’irregolarità. Il VAR è, inoltre, coadiuvato da un altro arbitro detto l’Avar. Quest’ultime due figure sostituiscono gli arbitri di porta, che sono stati eliminati.
A seguito dell’ufficializzazione della notizia ad opera dalla FIGC, dall’AIA e della Lega Serie A, i club della massima serie hanno dovuto adeguare i loro impianti, prevedendo n. 20 telecamere puntate sul campo di gioco, una stanza per i VAR e uno spazio per la postazione video. Prima dell’inizio di questo campionato, inoltre, giocatori e staff sono stati edotti sulle modalità di utilizzo di questo nuovo strumento ausiliario dell’arbitro. Per tutti i campionati dove è stato adottato, il protocollo internazionale della Fifa ha stabilito i casi per i quali l’ufficiale di gara può utilizzare la VAR. L’assistenza video, infatti può essere usata per rivedere quattro specifici casi di gioco: decretare la regolarità di un gol, decidere l’espulsione di giocatore, decidere se dare un rigore, correggere l’ammonizione o l’espulsione in caso di scambio di persona e casi di espulsione diretta.
Ne consegue che per tutti gli altri casi, ove la valutazione del direttore di gara è meramente soggettiva (contatti e proteste- falli contemplati nella regola 5 del Regolamento del Giuoco del calcio), non è prevista nessuna possibilità di ausilio tecnologico. La richiesta può essere fatta solo dal VAR o dall’arbitro, al quale spetta ad ogni modo la decisione finale. Succede quindi che giocatori, allenatori, tesserati non possono richiedere alcun tipo di intervento, pena l’ammonizione per proteste. Nel caso di richiesta di VAR, l’arbitro deve “mimare” il monitor con le mani e interrompere il gioco in attesa della valutazione del video. Solo a seguito della comunicazione della decisione definitiva, il pubblico che assiste alla partita in tv può vedere l’immagine utilizzata dall’ arbitro e VAR.
Da una prima lettura, si evincono inevitabilmente le differenze con sport che prima del calcio hanno scelto di affiancare la tecnologia alle persone fisiche.
Uno degli esempi più rispondenti è quello dell’occhio di Falco nel tennis, introdotto dal 2005. Si tratta di un “giudice di linea virtuale” utilizzato nei principali tornei del Master 1000 e nei quattro Slam. Il regolamento prevede che i giocatori possano contestare una «chiamata dubbia» e verificare se la pallina è dentro o fuori dal campo. Ciascun atleta può richiedere l’occhio di falco per tre volte e non perde il suo bonus se “l’occhio” conferma la tesi vantata.
Il format è ripreso dal Video Check della pallavolo, adottato dal 2012. Il Check, in questo caso, può essere chiamato da uno dei due capitani, nei secondi immediatamente successivi al termine dell’azione. Per ogni set, ciascuna squadra può chiederlo due volte e se si ha ragione, come nel tennis, non si perde un bonus. L’ausilio tecnologico può richiedersi nei seguenti casi: dubbio di palla dentro o fuori, invasione di campo, tocco a muro o pestata della seconda linea o della linea di battuta. L’analisi delle immagini viene fatta dal secondo arbitro che ne da comunicazione al primo. Contemporaneamente, negli ultimi anni e al contrario di quanto accade ad ora negli stadi di calcio, queste immagini vengono trasmesse sugli schermi presenti nei palazzetti e spesso contribuiscono a riempire le pause, tipiche del volley, e aumentare lo spettacolo. Tornando a parlare della VAR vediamo che questa rappresenta una vera rivoluzione per lo sport dei novanta minuti. Pallavolo, Football Americano e Tennis presentano infatti numerose differenze con il calcio, che al contrario dei primi vive di azioni prolungate nel tempo e di difficile interruzione senza che il gioco venga snaturato. Osservando il tempo che si perde per la visione dei video, è lecito interrogarsi sul problema della riduzione dei minuti di gioco e la contestuale esigenza di una diversa organizzazione della partita e del computo dei minuti da giocare. Se l’uso della VAR, secondo molti precursori avrebbe potuto disincentivare le polemiche, ciò non è stato e non sarà. A parere di chi scrive, nonostante la tecnologia sia stata e sia spesso un aiuto alle mansioni dell’uomo e al miglioramento delle attività del quotidiano, questo tipo di ausilio agli arbitri, le interruzioni prolungate, gli ampi spazi dei campi di calcio, la potenziale necessità di ridurre il tempo effettivo di gioco non rendono la VAR uno strumento adatto al calcio e utile a quello che lo sport dovrebbe essere prima di tutto: spettacolo.