Settantuno clan mafiosi, un esercito di circa 20mila affiliati e contatti e alleanze con Camorra, ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e le organizzazioni criminali straniere, albanesi e slave su tutte ma anche russe e cinesi.
Ecco la mappa criminale pugliese disegnata sulla base degli esiti investigativi e dei report della Direzione nazionale antimafia (Dna) e della Direzione investigativa antimafia (Dia). Il quadro che emerge è quello di una forte instabilità all’interno non solo delle singole province, ma addirittura delle stesse cosche: un elemento che genera forti contrasti e guerre. “Il panorama delinquenziale del territorio pugliese – scrivono gli investigatori della Dia – continua a caratterizzarsi per i costanti mutamenti, dovuti anche all’emersione di nuovi gruppi criminali”.
Chi continua ad immaginare una criminalità arcaica e marginale nello scenario nazionale si sbaglia: la mafia pugliese negli ultimi 20 anni si è evoluta, ha allargato la propria influenza anche fuori dai confini regionali, fa affari con le organizzazioni italiane e straniere (mafia russa, albanese, slava, cinese), è penetrata nel tessuto economico, sociale e politico. Solo un tratto è rimasto identico al passato: l’aggressività e la ferocia. “Le attività criminali più diffuse – si legge nella relazione Dia – risultano essere l’usura, le estorsioni e lo spaccio di sostanze stupefacenti, cui va progressivamente assommandosi la gestione del gioco illecito, anche attraverso l’imposizione ai commercianti di apparecchiature manomesse”. Pur continuando a prediligere le tradizionali attività criminali, le cosche pugliesi “sembrano manifestare un crescente interesse anche verso la pubblica amministrazione”.
Non solo: “Altri settori su cui potrebbe rivolgersi, con rinnovato vigore, l’interesse dei sodalizi pugliesi – avvertono dalla Dia – sono lo smaltimento illegale dei rifiuti e la gestione delle slot machine e delle scommesse on-line. I persistenti segnali, infine, delle sinergie operative attuate per la realizzazione di consistenti traffici di stupefacenti con gruppi camorristici e cosche calabresi, oltre che con sodalizi albanesi, lasciano presagire un’integrazione di competenze criminali in cui le organizzazioni pugliesi potrebbero assumere un ruolo ancora maggiore”.