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Strage in Puglia, il boss ucciso con due fucilate alla testa. La moglie del contadino innocente: “Avevamo festeggiato il primo anno di nostro figlio”

Pubblicato da: Vincenzo Damiani | Ven, 11 Agosto 2017 - 14:30

E’ stata una esecuzione vera e propria, due fucilate alla testa: così è stato ucciso il boss del Gargano, Mario Luciano Romito, assassinato mercoledì scorso assieme a suo cognato Matteo De Palma (i due erano in auto insieme) e ai due contadini innocenti, Aurelio e Luigi Luciani, ammazzati solo perché testimoni scomodi. E’ quanto emerge dalle autopsie eseguite nell’istituto di medicina legale di Foggia sulle quattro vittime dell’agguato a San Marco in Lamis.

Anche De Palma, che era l’autista del boss, è stato ucciso con un colpo di fucile alla nuca. I due fratelli contadini, uccisi perché testimoni involontari del duplice omicidio, sono stati giustiziati con colpi sparati a distanza ravvicinata. I fratelli – è emerso dalle autopsie – sono stati ammazzati dai killer con colpi sparati con il fucile d’assalto AK 47 Kalashnikov: Aurelio Luciani che aveva tentato di fuggire uscendo dall’auto, è stato raggiunto da due colpi al fianco e uno al gluteo; il fratello Luigi è stato ucciso con due colpi al volto e uno alla nuca.

Il questore di Foggia ha vietato i funerali, in forma pubblica, del presunto boss ucciso, Mario Luciano Romito. Si svolgono invece nella chiesa della Collegiata, a San Marco in Lamis, dove è stato proclamato lutto cittadino, i funerali per Aurelio e Luigi Luciani, i due fratelli uccisi dai killer. “Sono morti da innocenti, non si può morire così. La sola colpa di mio marito è stata quella di andare a lavorare e di spaccarsi la schiena tutte le mattine”. Sono le parole di Anna, la vedova di Luigi Luciani. Anna, psicologa e professoressa in una scuola media del paese, racconta: “La settimana scorsa io e Luigi stavano organizzando la festa per il primo compleanno di nostro figlio; oggi, invece, mi ritrovo a dover scegliere la bara per mio marito. Non si può morire da innocenti, non si può morire così”. “Come faccio – si chiede – a metabolizzare un lutto così violento? Come faccio a spiegare ai miei figli quanto accaduto al loro papino. Un’intera famiglia è distrutta. Mia cognata è distrutta. Ad ottobre darà alla luce la bambina che non conoscerà mai il padre”.

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