I consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, Mario Conca e Marco Galante, componenti della III Commissione Sanità, hanno depositato una mozione che impegna la Regione Puglia ad impugnare davanti alla Corte Costituzionale il decreto Vaccini e la Legge di conversione approvata in via definitiva dal Parlamento lo scorso 28 luglio 2017.
“E’ d’obbligo premettere – dichiarano Conca e Galante – che non è nostra intenzione mettere in discussione gli aspetti scientifici e l’efficacia di una corretta profilassi vaccinale, né tantomeno alimentare l’acceso scontro mediatico delle scorse settimane che di fatto ha impedito un’adeguata discussione nel merito della questione. Riteniamo tuttavia, che durante l’iter di questo decreto si sia adottato un approccio ed un metodo tutt’altro che scientifico, relegando una questione così delicata, come la salute dei nostri figli, a poco più di una contrapposizione elettoralistica. Il M5S Puglia ha cercato fin dall’inizio di mantenere l’attenzione sugli aspetti tecnici e sui diritti coinvolti in questa vicenda, senza strumentalizzazioni o passerelle sterili alle varie manifestazioni ma con azioni concrete all’interno delle Istituzioni”.
Secondo i pentastellati, si tratta di “un decreto inaccettabile, quello che introduce l’obbligo di 10 vaccini (anti-poliomelitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilus influenzae tipo B; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella) nel nostro Paese, con il reale rischio di pregiudicare il diritto allo studio, alla frequenza delle scuole dell’obbligo ed alla fruizione di servizi essenziali come scuole materne e nido, dal momento che l’accesso a tali servizi verrà subordinato all’assolvimento degli obblighi vaccinali imposti. Grave la responsabilità di chi ci governa. Per la prima volta un testo di legge impositivo di trattamenti sanitari viene approvato con la decretazione d’urgenza in assenza proprio dei presupposti di urgenza, come ammesso dallo stesso Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Uno Stato che usa la coercizione ammette di aver fallito nell’accompagnare i suoi figli e non potrà che sortire l’effetto contrario”