Ieri l’ultima aggressione, a un operaio al lavoro in un vigneto, che ha rimediato una lacerazione medicata in Ospedale e suturata con diversi punti. L’ennesimo episodio che vede protagonisti i cinghiali, sempre più motivo di preoccupazione legata sia all’integrità dei raccolti, sia all’incolumità egli ospiti delle strutture agrituristiche e degli operai al lavoro nelle campagne. E Confagricoltura Bari ribadisce la necessità di soluzioni, anche drastiche. “La richiesta di Confagricoltura Bari continua ad essere quella di una veloce scrittura ed applicazione delle norme per il controllo, anche selettivo, dei cinghiali in zona extra-parco e di una revisione delle politiche di contenimento applicate dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia che prevedano, in aggiunta a quelle già poste in atto, anche forme di abbattimento selettivo sotto la stretta supervisione dell’Ente gestore”, si legge in una nota.
A seguito di segnalazioni provenienti dagli associati, Confindustria ha avviato una profonda riflessione sulla massiccia e crescente presenza dei cinghiali nell’Alta Murgia. Per questo, pur lontana dall’idea di una natura al servizio dell’uomo e quindi plasmata sulle attività economiche ed antropiche che la società ha imposto all’ambiente, la confederazione spiega che non è possibile pensare che la presenza sul territorio di selvatici, liberati in maniera irresponsabile e riprodottisi in numero incontrollato, debba condizionare la vita e le attività agricole che rappresentano la reale ricchezza della zona.
“Vogliamo, ancora una volta, sollecitare gli enti gestori e responsabili della fauna selvatica nei vari areali ad applicare tutte le forme di controllo che siano utili a contenere il proliferare della specie compreso forme cruente che, pur trovando comprensibili ritrosie, rappresentano l’ultima ratio di stabilizzazione mirata” ha affermato Michele Lacenere, presidente di Confagricoltura Bari nonché componente del Comitato tecnico faunistico regionale.