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Bari, truccarono l’esame d’avvocato: undici persone condannate

Pubblicato da: redazione | Gio, 27 Luglio 2017 - 14:10

Il gup del Tribunale di Bari Giulia Romanazzi ha condannato a pene comprese fra i 3 anni e 6 mesi e i 4 mesi di reclusione 11 imputati accusati, con ruoli diversi, di aver manomesso le prove scritte dell’esame da avvocato a Bari del dicembre 2014. I reati contestati sono, a vario titolo, di falsa attribuzione di un lavoro altrui, falso ideologico, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, corruzione e truffa aggravata ai danni dello Stato.

L’ex funzionaria dell’Università di Bari Tina Laquale è stata condannata alla pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione, sua figlia Innocenza Losito, funzionaria Adisu, a 3 anni e 6 mesi (condannata anche al risarcimento danni nei confronti dell’Adisu), l’avvocato barese Giuseppe Colella a 3 anni. Nell’ambito di questa indagini i tre furono arrestati nell’aprile 2016. Erano loro, stando alle indagini dei Carabinieri coordinate dal pm Luciana Silvestris, a gestire il gruppo di lavoro dal quale partivano gli elaborati destinati ai candidati.

Il giudice ha poi condannato (tutti con pena sospesa) alla pena di 1 anno di reclusione il funzionario della Corte d’Appello e segretario aggiunto della commissione d’esame Giacomo Santamaria e un’altra presunta componente del gruppo di lavoro coordinato da Laquale, Antonella Greco. Altri sei imputati, tutti aspiranti avvocati, sono stati condannati a pene fra i 6 e i 4 mesi di reclusione e per una di loro, l’unica che aveva superato l’esame, il giudice ha disposto la cancellazione dell’abilitazione professionale.

Al termine del processo con rito abbreviato il gup ha inoltre assolto “per non aver commesso il fatto” un altro aspirante avvocato e l’altra figlia di Tina Laquale, Maria Losito, difesa dall’avvocato Attilio Triggiani, che era accusata di aver aiutato madre e sorella a truccare le prove. Stralciata la posizione di altri due imputati: una candidata e sua madre, che hanno ottenuto la messa alla prova. Prosciolto da ogni accusa “perché il fatto non costituisce reato” Angelo Lapolla, l’autista che secondo la Procura accompagnava Laquale nei padiglioni della Fiera del Levante di Bari dove si stavano svolgendo le prove, consentendole così di consegnare le tracce.

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