Nell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute rapidamente, nonostante la Puglia sia la regione più olivicola d’Europa. Gli oli stranieri vengono importati – denuncia Coldiretti Puglia – principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia, acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli imbottigliatori per ‘costruire’ blend con oli regionali. La Plv (Produzione Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale Plv del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%.
Gli oli di oliva stranieri – precisa Coldiretti Puglia – percorrono centinaia di chilometri in nave e/o in autobotti che non solo contribuiscono all’emissione di CO2 nell’atmosfera, ma proprio per le condizioni di trasporto si degradano. Gli oli di importazione vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri.
Per questo nasce lo storico marchio ‘Igp Olio di Puglia’, di cui si è data pubblica lettura del disciplinare di produzione dell’extravergine prodotto su tutto il territorio regionale. “Stiamo rispondendo – dice Leo Piccinno, Presidente dell’Associazione per la tutela e la valorizzazione dell’olio extravergine di oliva di Puglia, promotrice della Igp – alla storica carenza di programmazione e di un vero sistema di filiera ha riproposto all’attenzione dell’opinione pubblica un paradosso tutto pugliese, ovvero forti nella produzione, deboli sul mercato, un assioma per nulla decifrabile e comprensibile che la dice lunga sulla complessità del sistema produttivo indebolito da avventurieri e speculatori. E’ opinione diffusa che estendere i controlli alla tracciabilità significa ledere gli interessi delle lobby e delle multinazionali che grazie alle ormai note operazioni di “chirurgia chimica” riescono a mantenere le loro quote di mercato disattendendo tutte le regole e le norme comunitarie in vigore. Queste situazioni hanno reso l’olio d’oliva uno dei prodotti più coinvolti nell’universo delle frodi alimentari”.
La filiera olivicolo – olearia della Puglia, territorio vocato all’olivicoltura per eccellenza, grazie alle numerose varietà coltivate da nord a sud su un’estensione di circa 400 km, produce a livello nazionale circa il 50% di olio Evo (fonte Sian – Mipaaf).
“E’ stato registrato un aumento di oltre il 57% delle importazioni rispetto all’annata precedente – denuncia il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – e l’aumento dei prezzi che abbiamo bancato solo per gli oli di altissima qualità ci dà ragione del percorso intrapreso con la Igp Puglia. Grazie al ‘brand’ dell’Evo pugliese resterà in Puglia il valore aggiunto della filiera olivicolo-olearia perché il marchio comunitario sarà riservato all’olio extravergine di oliva ottenuto da olive prodotte solo da oliveti impiantati nel territorio regionale ed ottenuto da impianti di trasformazione, stoccaggio e confezionamento ricadenti all’interno del territorio della regione Puglia”.
“Per questo va applicata alla lettera la ‘legge salva-olio’ – incalza il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – la n. 9 del 2013 ed è necessaria l’accelerazione dell’iter del disegno di legge che reca le “nuove norme in materia di reati agroalimentari”, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. a supporto dell’attività degli organismi di controllo che hanno uno strumento in più per contrastare frodi e sofisticazioni. Dall’introduzione in etichetta del termine minimo di conservazione di 18 mesi dalla data di imbottigliamento, al riconoscimento di nuovi parametri e metodi di controllo qualitativo, dalle sanzioni in caso di scorretta presentazione degli oli di oliva nei pubblici esercizi all’estensione del reato di contraffazione di indicazioni geografiche a chi fornisce in etichetta informazioni non veritiere sull’origine, dall’introduzione di sanzioni aggiuntive come l’interdizione da attività pubblicitarie per spot ingannevoli, al rafforzamento dei metodi investigativi con le intercettazioni, fino al diritto di accesso ai dati sulle importazioni aziendali, sono solo alcune delle misure previste dal provvedimento”.
Il Comitato Promotore della Indicazione Geografica Protetta ‘Puglia’ per l’olio extravergine è composto dalle organizzazioni di produttori regionali Associazione di Produttori PugliaOlive, Oliveti Terra di Bari, Coopolio Salento, Olivicoltori di Puglia, Ajprol Taranto, Apulia, Appo, Apol, aderenti alle Unioni Nazionali Unaprol, Cno, Unapol, Unasco e Aipo, l’Associazione dei Frantoiani di Puglia.