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Per chi rimane a Bari, i Guerrieri di Terracotta all’Archivio di Stato

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Ven, 21 Luglio 2017 - 15:45

L’estate avanza, le ferie si avvicinano, le spiagge si affollano, ma non è mai troppo caldo per andare a visitare una bella mostra. Tra i consigli per chi rimane a Bari, o per chi è in visita, c’è sicuramente l’imperdibile esposizione delle copie di sedici Guerrieri di Terracotta provenienti dal famoso esercito dell’Imperatore cinese Qin, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità. Le statue, del peso di circa 200 kg, alte da 1,75 a 1,95 cm., sono state realizzate con la stessa tecnica degli originali: cerchi di argilla compattati in modo da creare un tubo che formava il torace, completato poi da gambe e braccia; altri blocchetti di argilla aggiunti al tronco per creare l’armatura e solo alla fine l’aggiunta della testa. Le sculture sono esposte nell’Archivio di Stato del capoluogo pugliese fino al 31 agosto, e si possono ammirare dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17.30 e il sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.

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QinshihuangBW

A Bari dal 9 maggio, i Guerrieri cinesi riproducono parte di un’impressionante gruppo di ottomila elementi realizzati per volontà dell’Imperatore Qin Shi Huang, nato nel 260 a.C.. L’imperatore salì al trono a poco meno di tredici anni, assistito dalla madre e – soprattutto – dal Primo Ministro dalla cui custodia riuscì a liberarsi solo nel 238 a.C.. Qin Shi Huang nacque nell’ultimo periodo della storia cinese detto degli “stati combattenti”: approfittando del contesto stremato da una guerra durata più di duecento anni, Qin siglò nel 221 a.C. un’alleanza tra gli stati sopravvissuti, diventando il primo Imperatore della sua dinastia e di tutta la Cina. La stessa parola con cui oggi definiamo il grande Stato cinese, sarebbe nata dal suo nome, Qin o Ch’in. Secondo la leggenda, risale a lui anche la prima popolazione del Giappone, derivata – in particolare – da un gruppo di suoi sudditi mandati a cercare il segreto dell’immortalità e mai più tornati in patria, per timore che l’Imperatore riversasse su di loro la delusione per il fallimento. Nella mostra a Bari, curata dall’architetto Cristina Martina, si può osservare la straordinaria verosimiglianza delle sculture realizzate a grandezza naturale, con dovizia di particolari. Le acconciature, la fattura delle armi e i dettagli restituiscono la diversità dei singoli personaggi ritratti, onde indicare la molteplicità delle forze riunite sotto l’unico vessillo della Dinastia Qin.

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