In questi mesi, durante i lavori della VII Commissione Senato che si sono chiusi il 29 giugno scorso relativi al disegno di legge 2287, il cosiddetto Codice dello spettacolo, i lavoratori delle Fondazioni lirico sinfoniche e le Organizzazioni sindacali hanno espresso, tramite la loro protesta, grande preoccupazione per la tenuta del settore della lirica.
La mobilitazione dei lavoratori e del sindacato ha fatto registrare qualche passo avanti ma il disegno di legge che verrà votato in Senato, contiene ancora dei passaggi che possono mettere in pericolo la sopravvivenza di questi grandi teatri.
L’effetto di queste norme però ricadrà su tutto il settore dello spettacolo dal vivo, non solo sul comparto musicale.
L’articolo 2 punto 3 della proposta di legge dispone lo scorporo dal Fondo Unico per lo Spettacolo delle risorse delle Fondazioni Liriche. In sostanza questi teatri avranno un somma dedicata e definita, non più una percentuale del Fondo.
L’articolo 2 al punto 1 e 3 definisce la delega al Governo, in particolare il coordinamento ed il riordino delle disposizioni legislative precedenti che riguardano il comparto. Si confermano anche le disposizioni dell’articolo 24 della legge 160/2016 e in particolare vengono ribaditi i parametri molto restrittivi (dimostrazione del raggiungimento dell’equilibrio economico-finanziario, della capacità di autofinanziamento e di reperimento di risorse private a sostegno dell’attività, della realizzazione di un numero adeguato di produzioni e coproduzioni, del livello di internazionalizzazione, della specificità nella storia e nella cultura operistica e sinfonica italiana, definizione delle modalità attraverso le quali viene accertato il possesso dei requisiti e disposta l’attribuzione della qualifica conseguente) che dovranno avere le Fondazioni Liriche per non essere declassate a Teatri lirici sinfonici.
Non si prevede invece una vera (necessaria) riforma del settore.
L’effetto di queste disposizioni comporterà il possibile declassamento delle Fondazioni Liriche a Teatri di tradizione. Essendo in comparti separati (articolo 2 punto 3) il teatro di lirico sinfonico si aggiungerà agli altri Teatri di Tradizione, riducendo quindi le risorse destinati a questi. Non si evince infatti dalla norma la possibilità che il teatro declassato trascini con sé le risorse che spettavano come Fondazione. Ricordiamo anche che i teatri di tradizione hanno un compito diverso da quello delle Fondazioni Liriche (che producono spettacoli) ovvero hanno il compito di promuovere, agevolare e coordinare attività musicali che si svolgano nel territorio delle rispettive Province. Per questo ricevono un contributo dal Fondo Unico molto inferire rispetto a quello riservato alle Fondazioni Liriche.
Le Fondazioni Liriche attualmente sono 14, distribuite maggiormente al nord. Il Sud, anche in questo contesto è penalizzato. Aggiungiamo che la lirica è una delle componenti dell’identità nazionale, e sarebbe una vera tragedia (anche dal punto occupazionale) la perdita di punti di produzione di eccellenza come le Fondazioni Liriche. Auspichiamo invece la nascita di nuovi teatri lirici (magari in Calabria) un rilancio vero del settore, che abbia alla base le risorse economiche necessarie, che devono essere anche certe su base pluriennale. Auspichiamo anche che le maggiori risorse permettano ad un numero maggiore di cittadini di poter fruire di questi spettacoli a prezzi agevolati. La diffusione della cultura è un obbiettivo costituzionale che il Parlamento deve difendere e promuovere. Quanto sopra potrebbe davvero mettere in discussione le parti qualificanti di questa legge (in particolare articolo 4 lettera L relativa alla necessità di riconoscere tutele per i lavoratori discontinui che operano nello spettacolo).
La Slc e la Cgil di Bari hanno promosso un’importante iniziativa sul tema prevista per oggi, lunedì 17 luglio alle ore 17 nella Camera del lavoro metropolitana Cgil di Bari in via Loiacono 20/b per discuterne con i parlamentari e le istituzioni locali come meglio specificato nella locandina allegata.