Il connubio tra il processo diagnostico-terapeutico e l’utilizzo di terapie brevi della durata inferiore ad un’ora comporterebbe per il paziente oncologico e i suoi familiari un cambio importante della qualità della vita e allo stesso tempo un impatto non indifferente sull’efficientamento delle strutture sanitarie, così come un decremento dei costi sociali imputati allo Stato: è quanto emerge da un progetto cui hanno aderito l’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” IRCCS di Bari e l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena – Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma.
Sulla base di queste risultanze il sen. Luigi d’Ambrosio Lettieri (Direzione Italia) ha presentato una interrogazione ai ministri della salute e dell’economia e finanze, in cui chiede, insieme ai colleghi senatori Bianconi, Rizzotti, Mattesini, Bruni, Mancuso, Lucio Romano, Liuzzi, Viceconte e Zizza – alla luce dei vincoli economici e della necessità di ottimizzare le risorse disponibili – di verificare i risparmi potenziali che si otterrebbero attraverso l’ottimizzazione dei percorsi e dei processi , sia in termini assistenziali, che di riduzione degli sprechi, nonché di una migliore allocazione delle risorse pubbliche e, per quanto di competenza, in collaborazione con le diverse realtà regionali nelle sedi di riferimento, di proporre modelli che recepiscano le best practice esistenti, come quelle sperimentate negli Istituti citati, per consentire ai pazienti e alle loro famiglie di massimizzare l’esito di cura e al tempo stesso consentire una qualità della vita migliore.
“La Carta dei diritti del malato di Cittadinanzattiva all’articolo 1 prevede che <ogni cittadino ha diritto a vedere rispettato il suo tempo al pari di quello della burocrazia e degli operatori sanitari>”, afferma d’Ambrosio Lettieri, componente della Commissione Sanità del Senato, “penso che questo sia un aspetto assolutamente non trascurabile. Tra l’altro, in Italia i nuovi casi di tumore hanno riguardato 363mila persone nel 2015, circa mille persone al giorno, e si stima che il dato sia in crescita, considerando anche l’invecchiamento della popolazione, secondo la pubblicazione scientifica <I numeri del cancro in Italia> del 2016, a cura dell’AIOM.
Inoltre, secondo uno studio condotto su oltre 50 Aziende Sanitarie aderenti al progetto, con il contributo dei maggiori esperti nazionali di management sanitario e pubblicato su un supplemento al numero di dicembre 2016 de Il Sole-24 Ore Sanità, relativo ai tempi del percorso di cura dei pazienti onco-ematologici in day hospital, si stimerebbe che il tempo medio dello stesso sia di quasi cinque ore, rilevando una durata media simile tra i day hospital di oncologia, quelli di ematologia e quelli di onco-ematologia (rispettivamente di 4,9, 4,5 e 4,4 ore); le terapie onco-ematologiche più frequenti riguarderebbero nel 46% dei casi quelle di media durata (da una a tre ore), nel 32% quelle di lunga durata (superiori a tre ore) e per il restante 22% le terapie brevi (inferiori ad un’ ora). La maggior parte dei pazienti sarebbe ancora in età lavorativa e diversi vengono accompagnati da familiari per effettuare la terapia.
Il senatore sottolinea come “il 40% dei pazienti onco-ematologici riferirebbe che le criticità legate al percorso riguarderebbero: l’interferenza del tempo dedicato alla terapia rispetto non solo alla qualità della vita, in termini di stress provato, ma anche alla sfera professionale e sociale; l’ eccessiva durata della permanenza in day hospital, sia nel caso di terapie lunghe che brevi, a causa dei processi che precedono la stessa terapia; in particolare nel caso delle terapie brevi, che quindi prevedono una somministrazione inferiore ad un’ ora, il disagio riguarderebbe l’inefficienza organizzativa della struttura, in mancanza della quale migliorerebbe di circa il 20%”.
“L’esperienza dell’Istituto Tumori di Bari dimostrerebbe l’importanza di corrispondere alla somministrazione di una terapia breve una gestione organizzativa ad hoc, al fine di soddisfare al meglio le diverse esigenze assistenziali, attraverso la predisposizione di finestre temporali dedicate a visita e trattamento, uno staff specifico che, durante le altre fasce orarie, continua a dedicarsi ad altre tipologie di pazienti, visite ambulatoriali programmate su flussi separati e un ambulatorio dedicato alle prime visite, al quale viene allocato un medico dedicato. Nel contempo, anche l’esperienza dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma comproverebbe una più moderna ed efficiente gestione dei day hospital di ematologia, grazie all’inserimento di modifiche nella gestione quotidiana dei pazienti a partire dalla strutturazione delle agende di prelievi e terapie, ad una pianificazione settimanale delle poltrone e dei posti letto in grado di limitare le inefficienze ed una migliore gestione della comunicazione con la farmacia, con la quale, attraverso un’analisi strutturata dei database disponibili ed una segmentazione dei pazienti per tipologia e durata della terapia, è stato possibile iniziare a condividere terapie anticipabili già dal giorno prima della somministrazione, rendendole così disponibili il prima possibile”.
“I risparmi potenziali ottenibili da ciascun day hospital su base annua, a seguito della valorizzazione dell’efficienza del personale, infermieristico e di farmacia, nonché dei costi sociali relativi a pazienti e familiari”, conclude, “sarebbero stimati in 477mila euro che, se estesi a livello nazionale, sarebbero pari a 135 milioni di euro annui, secondo l’espansione del campione su 188 day hospital di ematologia, 331 di oncologia, sulla base dei dati AIL e AIOM del 2016”.