Curiosità, intraprendenza e voglia di mettersi in gioco. Ecco la ricetta del successo di Francesco Montrone – 35enne originario di Acquaviva delle Fonti – Sales Manager per l’azienda italiana Pasta De Cecco, trasferitosi a New York per curare il mercato americano e canadese. “Fin dai tempi universitari avevo voglia di imparare cose nuove – spiega Montrone – quindi ho sempre pensato che lavorare o studiare all’estero potesse essere la giusta soluzione per poterlo fare efficacemente e nel minor tempo possibile”.
Come si è svolto il suo iter professionale? Da dove è partito e dove è arrivato?
La mia prima vera esperienza lavorativa e formativa in azienda è stata in Malesia in ambito turistico. Questa esperienza mi ha permesso di migliorare l’inglese e iniziare subito dopo, nell’ultimo anno di laurea specialistica, un’interessante lavoro nell’agroalimentare. Abbiamo creato un’azienda da zero e siamo arrivati ad esportare il nostro prodotto nel mondo. Sono stati sette anni molto interessanti, durante i quali ho collaborato con imprenditori di successo del nostro territorio che mi hanno insegnato a gestire un business con una visione a 360 gradi. Durante una fiera internazionale a Washington ho conosciuto il management dell’azienda italiana per cui attualmente lavoro. In quell’occasione ho ricevuto un’offerta per una posizione nel reparto commerciale avendo come mercati di riferimento USA e Canada. Per me è un onore rappresentare l’eccellenza italiana nel mondo contribuendo indirettamente allo sviluppo della nostra nazione.
A cosa punta adesso? Quali sono i suoi obiettivi?
Mi piacerebbe crescere professionalmente, guidare un’azienda italiana che possa diffondere il made in Italy nel mondo. Non mi dispiacerebbe lavorare anche su qualche progetto imprenditoriale.
Secondo lei quali sono le differenze tra New York e l’Italia, lavorativamente parlando?
Qui c’è la concentrazione delle aziende più importanti e innovative al mondo, l’accesso al capitale è molto più semplice. Inoltre New York e l’America ti fanno credere che tutto sia possibile perché si è costantemente circondati da persone che si danno tanto da fare e molte volte ce la fanno. Addirittura c’è un espressione molto usata: “fake it till you make it!”, “fingi finché non ottieni” che non si riferisce assolutamente al fatto di mentire ma se si comincia a simulare un po’ di fiducia in se stessi, questa genererà i primi frammenti di successo, e da essi arriverà la fiducia vera per poi riuscire nell’intento. Questa frase racchiude la voglia e la giusta attitudine nel tentativo di raggiungere i propri sogni o obiettivi di lavoro e avanzamento di carriera.
E da un punto di vista umano?
I Newyorkesi sono fantastici, hanno una marcia in più perché fin da piccoli sono stati abituati a crescere in un ambiente multietnico, nella capitale del mondo, dove tutto arriva in anteprima rispetto a ogni altra città. Tutto ciò crea dei cittadini del mondo che tollerano ogni diversità e sono sensibili ad ogni causa. Io per esempio non mi sono mai sentito un immigrato e penso che sia una grande spinta motivazionale nel contribuire all’economia della nazione anche se lavoro per un’azienda Italiana.
Tornerebbe a vivere in Italia?
L’Italia manca e mancherà sempre, però in ogni grande città ci sono comunità di italiani con cui condividere passioni: dal cibo al calcio alla politica. Tutto questo ci fa sentire meno soli e lontani. Qui in America molti pensionati decidono di trasferirsi in Florida per le temperature e la tassazione favorevole, mentre noi italiani torneremo quasi sicuramente in Italia.
Che consigli darebbe a chi vuole intraprendere un percorso simile al suo?
Consiglierei di investire nello studio fin da subito e fare esperienze lontano da casa al fine di creare la migliore versione di se stessi. Bisogna vivere nella grandi città dove ci sono più opportunità lavorative e un ambiente dinamico; i due terzi della crescita economica dei prossimi quindici anni avverrà nelle grandi città. È fondamentale non sentirsi mai arrivati, in modo da migliorare continuamente cercando di non essere troppo avidi. Gli eccessi non vanno mai bene. Avere sempre un obiettivo di breve, medio e lungo periodo in modo da focalizzarsi su quello che è più importante e non disperdere le energie. Circondarsi di gente positiva e ascoltare tanto gli altri. Se nel lavoro si inizia a sorridere meno si dovrebbe fare un passo indietro, respirare, guardarsi intorno e ripartire.