La storia del cinema tratto dal mondo dei videogiochi non ha mai raggiunto picchi troppo elevati. Dopo il deludente Assassin’s Creed e la saga di Tomb Raider, anche Castlevania cambia medium, diventando – però – una serie animata. Distribuito da Netflix il 7 luglio, Castlevania si ispira al brand inaugurato dalla Konami nel 1986, affrontando un’ambientazione a sua volta nata dalla mente di Bram Stoker, rielaborata – per l’occasione – dalla penna di Warren Ellis.
La miniserie da quattro episodi parla dell’ira funesta del Conte Dracula di Valacchia, che si abbatte sull’umanità bigotta e violenta attraverso orde di demoni infernali. Questa crisi diplomatica si scatena dopo che la dolce sposa del vampiro, Lisa, è arsa sul rogo, accusata di stregoneria.
A guerra iniziata, compare una serie di altri personaggi tra cui spicca il giovane Trevor Belmont – ultimo discendente di una casata di cacciatori di vampiri – alla cui missione si aggregheranno Alucard e Sypha Belnades.
Tutti i personaggi – Dracula compreso – si muovono in un XV secolo fantastico, in cui il ruolo della Chiesa e del suo braccio armato sono sempre più schiaccianti. I Vescovi, così come tutto il clero, hanno instaurato un regime del terrore, in cui ogni afflato di scienza e raziocinio viene accusato di blasfemia e punito con la morte.
Dracula, al contrario, rappresenta un pioniere della conoscenza (per quanto abbia acquisito nozioni in maniera assolutamente sovrannaturale), e del libero pensiero che si scontra inevitabilmente con la mentalità oscurantista dei suoi vicini. Consapevole del suo essere diverso da tutto il resto del mondo, il personaggio si chiude nel suo iconico castello al riparo dal frustrante confronto con l’Uomo. Dracula esce, tuttavia, da questo eremitaggio intellettuale grazie al potere dei sentimenti e alla condivisione delle proprie passioni con una compagna. Il Dracula assassino e generale di eserciti oscuri è – dunque – un vampiro ferito nell’intimità, a cui è stata portata via la prima fonte di felicità.
Il co-protagonista Trevor Belmont è a sua volta un outsider di questa società medievale. Proveniente da una stirpe accusata di aver intrattenuto affari col Demonio e la sua corte, Trevor girovaga per la regione in semi-anonimato, migrando da una locanda all’altra attento solo a non farsi coinvolgere troppo dagli eventi. Abbiamo, dunque, due personalità fuori dal contesto, che si ritrovano – per forza di cose – a combattere su due fronti opposti.
Decisamente poco entusiasmante, sopratutto per chi non ha mai avuto a che fare con i videogiochi da cui è tratto, Castlevania, è un prodotto poco convincente, a cui sembrerebbe sia stata dedicata davvero poca cura. La animazioni sono rese in maniera poco fluida, creando un evidente stacco tra sfondi e personaggi. Il disegno è a suo modo interessante, anche se nulla di particolarmente complesso o originale, rischiando – invece – più e più volte di incappare nel “già visto”. Qualche scena splatter tenta di ravvivare un racconto piuttosto scontato e didascalico, in cui ogni personaggio compie mosse da manuale e, quindi, prevedibili. Anche la genesi del conflitto e della psicologia dei personaggi è resa con spiegoni superflui, che dovrebbero accompagnare lo spettatore, ma finiscono per creare momenti morti e poco ambiziosi, narrativamente parlando.