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Bari, a Medicina sciopero dei professori: “Pronti a fare saltare gli appelli estivi”. Furiosi gli studenti: “Noi penalizzati”

Pubblicato da: Samantha Dell'Edera | Mar, 4 Luglio 2017 - 16:30
Medici

Lo sciopero è stato proclamato con una lettera firmata da 5444 professori e ricercatori di 79 università italiane. Tra questi oltre 160 docenti anche della scuola di Medicina di Bari. Sotto accusa il mancato scatto stipendiale: le retribuzioni sono state bloccate nel quinquennio 2011 – 2015. I professori chiedono anche che il quadriennio 2011-2014 sia riconosciuto ai fini giuridici, con conseguenti effetti economici solo a partire dallo sblocco delle classi e degli scatti dal 1° gennaio 2015.

In caso di risposta negativa da parte del Ministero i docenti hanno già proclamato l’astensione dallo svolgimento degli appelli tra il 28 agosto e il 31 ottobre. In particolare si asterranno dal tenere il primo degli appelli degli esami di profitto già programmati, per la durata massima di 24 ore. Tutti gli esami corrispondenti verranno, di conseguenza, spostati all’appello successivo, che si terrà regolarmente. Verrà assicurata in ogni caso la tenuta di almeno un appello degli esami di profitto nell’ambito del periodo 28 agosto – 31 ottobre. Pertanto se in quel periodo gli atenei fissano solo un appello, questo non si terrà e sarà rinviato di 14 giorni con una seduta straordinaria.

A questo link il documento dei medici.

Furiosi gli studenti.  “Da sempre – spiega Anna Santamaria, rappresentante degli studenti in cda per la coalizione Up –  siamo convinti che battaglie di questo tipo non vadano condotte sulla pelle degli studenti, assolutamente estranei rispetto alla problematica in questione. Limitare la possibilità di sostenere esami negli appelli della sessione estiva equivale a negare una serena programmazione dello studio, provocando nella maggior parte dei casi un blocco nella carriera accademica. Come è già successo nel 2014 e nel 2015, ci troviamo a ribadire quanto sia inaccettabile far gravare sugli studenti tali questioni, che esulano da ambiti come didattica e formazione. Ogni protesta va condotta con modalità diverse, e penalizzare la comunità studentesca non sarà l’arma vincente per portare a termine con successo questa campagna”.

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