Si può mettere il silenzio al centro di un disco? About Silence, l’ultimo progetto di Roberto Frassini Moneta, è precisamente questo: un album che – come dice il nome – ci parla del silenzio e lo esplora, e che per mezzo di esso cerca il passaggio a una dimensione onirica. Si tratta di un lavoro che parte da lontano, avendo avuto una lunga gestazione, e che lascia spazio all’improvvisazione, pur cogliendo influenze della musica corale e del jazz contemporaneo. Il contrabbassista bergamasco è ideatore di diverse formazioni musicali e ha all’attivo una ventina di CD e collaborazioni. In About Silence hanno suonato con Roberto Frassini Moneta (contrabbasso): Gabriele Mitelli (tromba e flicorno), Francesco Ganassin (clarinetto basso), Nelide Bandello (batteria).
Che senso ha mettere il silenzio al centro di un disco?
Il silenzio è come lo zero in matematica, tutto. Il silenzio è per me come la sensazione allo stomaco quando si scende in picchiata dalle montagne russe, un’attesa, una preparazione al suono, il momento più sincero nel dialogo tra i musicisti. Questo è il disco dell’inizio del mio suono.
Come mai questo progetto ha avuto una gestazione così lunga?
Dipende dal mio carattere, non riesco a programmare nulla, non mi metto a scrivere o suonare “dalle alle” o a giorni stabiliti, posso passare ore a pensare e giornate senza suonare… Poi magari poco prima di andare a letto mi arriva l’idea, ed è quella! Ho bisogno di aspettare anche tra le cose che faccio, un disco/progetto è pieno di “altro”.
Quali sono le forme di musica corale che hanno suggestionato maggiormente Roberto Frassini Moneta?
Il movimento delle voci, la polifonia, più suoni (strumenti) che cantano intrecciando i timbri e le storie in un dialogo, un dialogo che per me si esprime oggi, nella contemporaneità con ciò che abbiamo (armonicamente/ritmicamente), ma soprattutto quello che non c’è ancora. Il passato musicale classico e jazz è importantissimo, ma va studiato e poi scardinato, la “ricerca” è tenere in vita la musica, il già sentito, l’ovvietà sonora/armonica/melodica è un po’ come innaffiare l’orto con il diserbante. Oggi la musica sta cambiando, siamo in un momento di passaggio, il jazz sta subendo molte trasformazioni (come è del resto la sua natura), l’Europa(musicale) secondo me sta dando un’importante contributo a questo cambiamento.
Che strumentazione adopera Roberto Frassini Moneta?
Trovai il mio contrabbasso a Ferrara, lo vidi prima in internet, poi andai di persona, anno 1920 (è per me il nonno, il saggio… lui sa) lo provai dieci secondi e decisi, era lui.
Come è nato l’amore tra Roberto Frassini Moneta e il suo strumento?
Cominciai a 15/16 anni con il basso elettrico, verso i 25 passai al contrabbasso.
Ringrazio mio zio che, cresciuto prevalentemente dai miei nonni, la sera metteva nel suo “enorme” giradischi, vinili meravigliosi: musica classica, blues, jazz, rock, prog, cantautorato. Mi ricordo Stravinsky, Coltrane, Wagner, Coleman, Area, Banco del mutuo soccorso, Berio, Beatles, Glass, Pink Floyd, De Andrè, Sonny Rollins, Mingus…