“I dati che fotografano UniBa come Università in crollo demografico vanno interpretati come un forte input più che come sterili constatazioni. Dopo anni caratterizzati dal calo delle iscrizioni, e da situazioni particolari che hanno visto il nostro Ateneo impegnato in lunghi e complessi procedimenti di risanamento del bilancio, lo scorso anno accademico il primo segnale di ripresa: 0,7% in più sulle immatricolazioni. Il calo degli iscritti è da intendersi come uno stimolo sempre valido a strutturare i diversi provvedimenti sulla base delle esigenze dei suoi iscritti; un esempio concreto è la politica adottata quest’anno con il Regolamento Tasse 2017/18, che prevede ulteriori agevolazioni oltre a quelle già previste, maggiore tutela per le fasce di reddito più basse e, non per ultimo, l’eliminazione delle sovrattasse per chi consegue il secondo titolo accademico.
Vanno avviate a questo punto delle considerazioni più a lungo termine, ragionando sulla qualità della didattica, con una revisione dei piani di studio anche dei corsi più “prestigiosi”, adattandoli agli standard del 2017, e puntando ad una programmazione strategica basata sulle reali esigenze del mercato del lavoro e sulle necessità degli Studenti.
È infatti da valutare la possibilità di un riesame dei Corsi di Laurea ad accesso programmato, metodo valido per selezionare mediante un metodo ad imbuto che consente di pianificare le attività avendo consapevolezza dei numeri molto prima che si concludano le immatricolazioni, ma che può risultare un’arma a doppio taglio se va ad incidere negativamente su Corsi di Laurea molto richiesti e con ampi sbocchi lavorativi. Contestualmente deve cominciare un’analisi attenta dei Corsi già attivati, nessuno escluso, con l’obiettivo di modificare l’offerta formativa sulla base delle richieste del mercato del lavoro, incentivando i corsi più competitivi, laddove per competitività intendo la percentuale di occupazione a due anni da laurea ed abilitazione. La professionalizzazione è un concetto non ancora permeato nella mentalità dell’Università, che prevede una formazione prevalentemente di tipo teorico, laddove andrebbero valorizzate e potenziate le attività pratiche e di laboratorio.
Gli Studenti rappresentano una parte fondamentale che spesso si ritrova davanti a domande alle quali non seguono risposte concrete; questo è quello che abbiamo cercato di cambiare in questi anni, proponendoci come portavoce e lanciando ripetute indagini sugli argomenti “caldi” che stanno a cuore agli studenti. La constatazione del calo numerico è solo il punto di partenza per lavorare ad un’università che renda i suoi studenti competitivi sul mercato del lavoro e con tutti gli strumenti per avere un ruolo da protagonisti nell’Italia che cambia”.