La guardia di finanza, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters da Milano, ha eseguito delle acquisizione nelle sedi di cinque banche italiane per raccogliere documenti sulla vendita di diamanti ai propri clienti. Si tratta di Intesa SanPaolo, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Banco Popolare e la Popolare di Bari. Tutte le cinque banche hanno evitato di commentare. I broker di diamanti hanno usato le reti delle banche italiane per vendere le pietre preziose. Un business che nel 2015 ha generato almeno 300 milioni di euro di fatturato.
L’inchiesta fa seguito a una trasmissione di “Report”: secondo l’accusa alcuni broker di diamanti avrebbero utilizzato valutazioni gonfiate per venderli a prezzi fuori mercato ai clienti delle banche che si affidavano a loro. Molte banche infatti non possiedono le competenze necessarie in casa per trattare la compravendita di preziosi e si affidano a terzi. Sempre stando all’ipotesi degli inquirenti, le valutazioni sarebbero fuori mercato e alla clientela verrebbero mostrate valutazioni sempre in crescita. In realtà poi quando si decide di vendere i diamanti capita che il prezzo di realizzo è di gran lunga inferiore alle aspettative.