Uno dei fenomeni del 2017 a livello di economia e finanza, è la svolta impressa all’economia nazionale italiana dai P.i.r. Una sigla che sintetizza il più esteso concetto di Piani Individuali di Risparmio.
I dati ci dicono che dall’inizio dell’anno su questa forma di investimento sono confluiti miliardi di euro, che hanno permesso balzi importanti delle quotazioni in borsa di decine di aziende italiane. E si calcola che allo stesso modo una coda positiva coinvolgerà il Pil italiano nei prossimi due anni.
Perché tanto successo?
Tutto parte a dicembre. La finanziaria 2017 ha introdotto (dopo che da anni iniziative analoghe hanno raccolto risultati di successo in Francia e Inghilterra) una nuova normativa che incentiva il risparmio e la crescita economica.
Il risparmio prima di tutto, perché sono forme di investimento per famiglie e persone fisiche, collocate da banche, società di investimento e compagnie finanziarie e assicurative. E sono andate a ruba (ad oggi il player che ha raccolto di più, ha da solo già fatto sottoscrivere quasi un miliardo di euro agli investitori italiani). E il motivo è presto detto:
I piani individuali di risparmio (P.I.R.) prevedono infatti la TOTALE esenzione della tassazione degli interessi. Se oggi un investimento produce 1000 euro di interesse, lo stato trattiene il 26% come è noto.
Per i P.I.R. l’interesse è riconosciuto senza questa trattenuta, quindi nell’esempio di prima, i mille euro sarebbero versati integralmente sul conto del risparmiatore.
Tale scelta, decisamente incentivante sia per gli operatori che per i risparmiatori finali, è giustificata dal fatto che queste liquidità vanno a sostenere l’economia nazionale (potendo acquistare solo determinati titoli di aziende italiane). Ecco perché il boom in borsa di alcune aziende da inizio anno; ed ecco perché questa liquidità, associata a iniziative di sviluppo (piani di ampliamento, nuove impianti all’estero, investimenti in tecnologie ricerca e marketing, ecc), produce nel medio periodo anche un aumento di ricchezza nazionale. In sostanza i risparmi degli italiani vengono incentivati fiscalmente a spostarsi verso aziende italiane in cerca di liquidità per ambiziosi piani di sviluppo. Quello che per decenni hanno effettuato le banche e gli altri finanziatori di piani industriali, oggi può essere surrogato da famiglie e cittadini dediti al risparmio, con oggettivi vantaggi per tutti.
Da un esperto di finanza ci si aspetta anche delucidazioni su possibili “lati oscuri” di questo nuovo attraente strumento:
Intanto per godere di questo beneficio si deve trattenere l’investimento per 5 anni almeno. Si può disinvestire in qualsiasi momento, ma l’esenzione dalla tassazione scatta solo dopo questo periodo. Altro vincolo che la legge prevede, è il massimo sottoscrivibile: solo 30.000 per anno, così da permettere una larga diffusione presso i piccoli risparmiatori.
Ma soprattutto, il suggerimento che è necessario raccogliere, è quello di condividere le scelte, con un consulente di fiducia, e cercare un partner, bancario o assicurativo, serio e sul mercato da tempo. La scelta dei fondi e dei titoli che daranno diritto all’esenzione fiscale, deve comunque sottostare a tutti i principi di prudenza e conoscenza del mercato. E bisogna essere certi di aver scelto un prodotto e un servizio adatto al proprio profilo, senza correre il rischio di cadere in una “moda del momento”, o di avere dei partner che si improvvisano in un settore dove la prudenza e l’attenzione, non sono mai troppe. Infine, suggerisco comunque di vedere nell’operazione Pir, una collocazione di quel risparmio destinato a esigenze di medio e lungo termine, perché i cicli economici di sviluppo industriale, hanno bisogno di periodi anche superiori al lustro.