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Gli studenti del Politecnico di Bari riprogettano il comune di Latiano: primo esperimento in Puglia

Pubblicato da: redazione | Mar, 20 Giugno 2017 - 20:00

Il Comune di Latiano (Brindisi) ospiterà, dal 3 al 14 luglio prossimi, un laboratorio innovativo dedicato alla riprogettazione del proprio territorio urbano. Protagonisti dell’iniziativa, promossa dall’associazione culturale “L’Isola che non c’è” in collaborazione con Federalberghi Brindisi, saranno venti studenti del Politecnico di Bari, di Ingegneria e di Architettura, che lavoreranno sul campo in una full immersion guidata da docenti-tutor dell’ateneo e in collaborazione con l’ufficio tecnico comunale.
L’obiettivo è raccogliere idee e trasformarle in progetti per modernizzare la città, arricchirla di nuove strutture e spazi e renderla più funzionale, sul modello delle Smart cities. Base operativa sarà il Palazzo Imperiali di Latiano, antica sede restaurata del Municipio, dove verranno allestite le postazioni di lavoro a cura del dipartimento di Scienze dell’Ingegneria civile e dell’architettura del Politecnico, grazie all’intervento di sponsor privati.

Il progetto, organizzato in forma di workshop, si intitola Re-think Latiano, per richiamare l’idea di ripensare il territorio urbano. Lo hanno presentato oggi, nella presidenza della Regione, il rettore del Politecnico, Eugenio Di Sciascio, il sindaco di Latiano, Cosimo Maiorano, il presidente di Federalberghi Brindisi Pierangelo Argentieri, il presidente dell’Isola che non c’è, Tiziano Fattizzo, alla presenza del presidente della giunta regionale, Michele Emiliano e dell’assessore all’Urbanistica Anna Maria Curcuruto.

“Oggi avete realizzato un progetto che rende orgogliosi tutti i pugliesi – ha dichiarato il presidente Emiliano –  attraverso una modalità basata sulla partecipazione che condivido totalmente. Una bella occasione per i giovani, che ci ricordano che si può costruire diversamente e progettare l’urbanistica in modo differente. Quelli che sembrano interessi irrinunciabili in realtà non contano nulla. Ciò che conta è la memoria che viene tramandata, perché il ripensare la città, il riuso, partire dal passato per progettare il futuro, significa che siamo consapevoli del luogo dal quale veniamo e che vogliamo costruire qualcosa che non sia la negazione del passato, a volte straordinario, che ci ha generato”.

«Supportiamo volentieri questa iniziativa sul piano scientifico – ha commentato Di Sciascio – perché ci consente di dare un contributo allo sviluppo del territorio mettendo a frutto le capacità e l’inventiva dei nostri giovani talenti».

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