Un percorso rieducativo e culturale con la consegna di 10 libri di genere alla biblioteca del carcere dove è detenuto Antonio Colamonico, imputato a Bari per l’omicidio della sua ex amante, la italo-brasiliana Bruna Bovino, è una delle richieste avanzate dall’associazione antiviolenza Safiya Onlus come risarcimento danni per il delitto.
Oggi è stato il giorno delle parti civili nel processo che vede imputato dinanzi alla Corte di Assise di Bari il 36enne Colamonico, accusato di omicidio volontario e del successivo incendio doloso, appiccato secondo l’accusa per cancellare le prove del delitto appena compiuto. Il corpo della vittima, infatti, fu trovato semicarbonizzato sul pavimento del centro estetico, fra brandelli di indumenti e sangue. La donna, 29 anni, fu uccisa il 12 dicembre 2013 nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari con 20 colpi di forbici alla base del collo e poi strangolata. L’associazione Safiya ha chiesto anche 25mila euro per la realizzazione di due progetti contro la violenza di genere.
Nel processo sono costituiti parte civile anche un’altra associazione antiviolenza, Giraffa, che ha quantificato la richiesta di risarcimento danni in 20mila euro, la Regione Puglia che ha chiesto 200mila euro, e alcuni familiari della vittima. “Si è realizzato il peggior incubo di ogni genitore: sopravvivere ai propri figli, anzi alla sua unica figlia”, ha detto il legale della mamma di Bruna Bovino, quantificando danni per 3,5 milioni di euro, mentre altri 3 milioni di euro sono stati chiesti come risarcimento per il figlio minorenne della vittima.
Lunedì prossimo toccherà alle arringhe difensive. Colamonico è in carcere per il delitto dal 9 aprile 2014. Per lui l’accusa ha chiesto la condanna a 28 anni di reclusione.