Non sempre nella storia dell’arte abbiamo la fortuna di conoscere il nome o addirittura il cognome delle modelle raffigurate nei quadri. Spesso dimenticate, spesso provenienti da ceti bassi e disperse nei meandri della microstoria, le muse ispiratrici raramente sopravvivono ai loro ritratti. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni: tra queste, una delle più importanti dell’arte italiana è senza dubbio Simonetta Vespucci. Nobildonna fiorentina vissuta tra il 1453 e il 1476, Simonetta fu amata da nobili e pittori, su tutti Giuliano de’ Medici, fratello minore di Lorenzo il Magnifico, e Sandro Botticelli. Da lei e dai suoi delicati lineamenti, il pittore rinascimentale ha tratto la sua cifra stilistica distintiva, ricavata riproducendo sulla tela gli occhi grandi della Vespucci, le sue labbra piccole e carnose e il naso assolutamente regolare, incorniciato da una cascata di capelli biondi. Botticelli dà il volto della Vespucci alle protagoniste dei suoi quadri più famosi, tra cui l’iconica Venere rappresentata nel momento della sua nascita, mentre emerge dai flutti circondata da ninfe e divinità.
Simonetta fu consacrata, però, anche da un altro importante pittore dell’epoca, Piero Di Cosimo che l’ha – invece – immortalata nelle vesti della regina egiziana Cleopatra, eroina ricorrente della pittura rinascimentale e di quella successiva, riconoscibile grazie agli aspidi che le corrono verso i seni.
La complessa acconciatura, impreziosita di perle e fermagli scintillanti è invece frutto del gusto contemporaneo a Di Cosimo, che immagina l’eroina della storia antica come una donna alla corte medicea.
Ma chi era Simonetta Vespucci? La fanciulla nacque a Genova (o a Fezzano di Porto Venere) da due nobili del luogo, i Cattàneo. A 16 anni andò in sposa a Marco Vespucci, lontano parente del famoso navigatore Amerigo, che raggiunse la famiglia Cattàneo durante un periodo in cui questi erano in esilio. Marco fu colpito sin dal primo momento dalla bellezza di Simonetta, che gli fu concessa in sposa per via della posizione piuttosto conveniente del giovane. Una volta sposata, Simonetta si trasferì col marito a Firenze dove fu calorosamente accolta dalla corte medicea e dai suoi artisti.
Tra i vari episodi della sua breve vita, è passato alla storia – grazie alle rime di Poliziano – quello del torneo cavalleresco raccontato ne Le stanze per la giostra. Il premio della battaglia a cavallo dove si distinse su tutti Giuliano de’ Medici non era altro che un piccolo ritratto della Vespucci realizzato da Botticelli, accompagnato dall’epiteto: La Sans Par, “La senza paragoni”. Il ritratto di Simonetta come premio, incorona la giovane nobildonna genovese come vera e propria regina dei cuori della corte medicea, strappata alla vita nel fiore degli anni da una malattia (alcune fonti dicono tisi, altre peste) e mai dimenticata grazie alla sua bellezza senza eguali.