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“Un anno senza te”, un ragazzo innamorato in una Bologna immaginaria

Pubblicato da: Francesca Romana Torre | Sab, 3 Giugno 2017 - 10:45

La linea editoriale della BAO Publishing continua spedita su una via retta, proponendo un’altra graphic novel dai toni intimisti e poetici. “Un anno senza te” di Luca Vanzella (testi) e Giopota (disegni e colori) è il delicato racconto di una rottura e della conseguente, lunga, elaborazione del lutto. Al centro della storia, lo studente di Storia medievale Antonio e il suo senso di mancanza nei confronti dell’ex ragazzo, Tancredi.

Da sempre in secondo piano rispetto ai suoi partner – tanto da essere ribattezzato il “Robin delle relazioni” – Antonio fatica a superare l’ennesimo fallimento della sua vita sentimentale: per questo motivo, il lettore lo segue in un diario mensile in cui il ragazzo annota ogni progresso e ogni evento che lo allontana dal rimpianto e lo riavvicina a sé stesso. “Un anno senza te” è un romanzo di formazione, ambientato in una Bologna universitaria e immaginaria, in cui nevicano conigli bianchi e si viaggia in crociere volanti. Affascinante, in particolare l’inserimento di questi elementi fantastici in una quotidianità piuttosto regolare e nel racconto di una sofferenza molto comune. Le irregolarità fanno capolino con discrezione, iniziando con la bella immagine delle note musicali che si attaccano ai vestiti come macchie e terminando con l’applicazione per cellulari che permette di rivivere i propri ricordi.
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Ognuno di questi elementi, uniti al supporto di un affiatato e variegato gruppo di amici, porterà Antonio a una sorta di catarsi finale, quasi a indicare che la sofferenza sia una tappa obbligatoria nella crescita e nel percorso per diventare uomini (e donne).
Entrare in empatia con il protagonista è piuttosto semplice, vivendo lui sensazioni e situazioni che ognuno di noi ha provato – prima o poi – nella vita. La complessità della storia, però, non si esaurisce nell’ambito sentimentale e prende in esame diversi aspetti della tristezza e dell’inadeguatezza. Il dubbio sul proprio futuro, ad esempio, è un altro elemento costante che attraversa le esperienze di tutti i personaggi, alle prese con l’Università e con la pianificazione del post-laurea. Bologna è un’ambientazione piuttosto adatta a questo tipo di conflitti: da sempre patria degli studenti, cupa nei suoi porticati e luminosa sulle colline di San Luca, la città è omaggiata dagli autori con un nuovo, poetico ritratto.

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Ancora, il rapporto di Antonio con la famiglia e il paese di origine (esemplarmente chiamato “Borgo Natio”) è un altro terreno di indagine che Vanzella attraversa con cura e classe. L’incontro del protagonista col padre, affetto da una malattia immaginaria – non alla Molière, per intenderci, ma inventata dall’autore – è uno dei momenti più struggenti del romanzo e ci ricorda un importante insegnamento: l’età adulta implica anche questo, assistere i genitori che invecchiano e prendersene cura con ferma e lucida sofferenza.

Tutti gli uomini che Antonio incontra sul suo percorso sono espedienti che il personaggio deve affrontare per imparare a rivolgere lo sguardo – finalmente – su se stesso e sui propri limiti. Di supporto, per questa odissea nella psiche, sarà uno strano dizionario, che finalmente definisce tutte quelle sensazioni ibride e complesse a cui non sappiamo mai come fare riferimento: a volte basta saper chiamare le cose col loro nome, per guardarle in faccia e trovarle meno spaventose.

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Autore e disegnatore, lavorando in perfetta simbiosi, giocano al gioco del “facciamo che”, sentendosi liberi di esprimere tutta la loro creativa visione del mondo, guardando con occhi spontanei e originali quasi ogni aspetto dell’esistenza. “Un anno senza te” è un libro delicato, che – pur raccontando la storia di un ragazzo omosessuale – non cade mai nella trappola dell’esperimento sociale. Fa ben sperare, non solo per la letteratura ma per l’intera fase storica, questa assoluta naturalezza nell’affrontare il sentimento, a prescindere da chi e per chi lo si provi.

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