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Sogliano: “Se il Bari non gioca i play off la colpa è nostra. Rimango per riprovarci ancora”

Pubblicato da: Gino Martina | Gio, 25 Maggio 2017 - 13:00
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“Resto per provarci ancora”. Il direttore sportivo, Sean Sogliano, conferma in conferenza stampa che rimarrà al Bari anche per la prossima stagione “come ha richiesto anche il presidente Giancaspro”, non accampa scuse per il fallimento dell’obiettivo play off e rilancia le ambizioni del club senza però “poter promettere la serie A”.

I bilanci – “Il Bari è da sette anni in B e deve muoversi da squadra di B – spiega – ponendo sempre attenzione al budget, cosa che quest’anno, con orgoglio, posso dire che abbiamo fatto.  Questa stagione, infatti, non è stata alla “o la va o la spacca”, se saliamo in A è bene, altrimenti falliamo. Tutti i giocatori sono arrivati all’interno del budget della società. Anche l’ingaggio di Floro Flores è stato in gran parte pagato dal Chievo, mentre l’obbligo di riscatto valeva solo in caso di promozione A”.

La delusione – Non si appella alla sfortuna il dirigente biancorosso, che dice essere rimasto al Bari “non perché sono sotto contratto ma perché ho voglia di fare bene qui, altrimenti, come in passato è accaduto altrove, non avrei perso tempo e sarei andato”. Per il mancato aggancio alla zona promozione, Sogliano non accampa scuse: “Abbiamo staccato la spina e non mi spiego ancora il perché. Siamo sicuramente arrivati cotti a fine stagione anche a causa degli infortuni. Eppure sono convinto che questa rosa sarebbe potuta arrivare tra le prime otto”.

I rimpianti – “Il campionato è stato strano, il rendimento della squadra è stato altalenante e nell’ultima parte della stagione non all’altezza delle attese. Non me l’aspettavo. Ero convinto che questa squadra fosse in grado di arrivare nelle prime otto. Del resto, abbiamo battuto Frosinone, Benevento, Perugia e Carpi, che oggi sono in semifinale. E’ colpa nostra se non siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo”

Il nuovo allenatore – Sul profilo del nuovo allenatore che andrà a sostituire Stefano Colantuono, col quale “non ho avuto alcun problema, anche se non mi ha ringraziato prima di andar via”, il ds non si sbilancia: “Giovane o meno che sia, ci vuole una persona dalle idee chiare, un’identità di gioco precisa e voglia di stare al Bari. La squadra sarà costruita in base alle sue esigenze e alle sue richieste”.

Grandi aspettative – “Le aspettative che ogni giocatore si portava in campo hanno coinciso con un rendimento negativo. E’ stata troppo brutta per essere vera, una squadra che all’improvviso fa fatica a giocare. Gli infortuni di qualche giocatore importante hanno inciso, ma non possono essere l’unica causa. Credo che la squadra sia arrivata stanchissima a fine campionato. A volte ci si aspetta di più da un trentenne che da un diciottenne, ma un ragazzo di trent’anni è sempre un uomo e magari può risentirne e soffrire quando non ha un rendimento elevato”.
Sogni e promesse – “Il Bari deve andare in serie A. Ma oggi non siamo in grado di promettere la serie A. Possiamo promettere voglia di lavorare, fare il massimo per questi colori. Altrimenti facciamo un errore madornale. A costo di partire a fari spenti e avere inizialmente meno abbonamenti”.
Non è una B per giovani – “Vedere un giovane bravo, mi dà nuovi stimoli nel lavoro. Appena ne scopro uno, lo immagino già in prima squadra. In questa Serie B, dove il livello è calato, un giovane bravo che viene da una Primavera se ha la mentalità giusta, se è serio trova spazio. Ma se prendi la classifica marcatori, dei primi 7-8 attaccanti, non ce n’è uno di età inferiore ai 29 anni. Tutti vogliamo i giovani, ma in serie B chi fa i gol? I trentenni e gli Over 30”.
 
Il settore giovanile – “Ho ringraziato Corrado Urbano, allenatore della Primavera, per il lavoro svolto. Ora dovrebbe tornare a fare un’esperienza con una prima squadra. Intanto abbiamo individuato un nuovo responsabile del settore giovanile, cui sarà di supporto Corrado Cotta, che quest’anno avrà un altro incarico”.
 
Vincere a Bari – “Vincere qui è più difficile che altrove. Giocare davanti a 20mila persone non è facile. Il passato è sempre ingombrante, qui come a Verona, dove ci sono ancora cori per chi vinse lo scudetto. Non è facile lavorare con il
Vincere a Bari/ 2 – “Credo che vincere a Bari cambi la vita a tutti. Non per l’aspetto economico, ma per una questione di passione. Me lo porterei dietro tutta la vita, sarebbe un ricordo bellissimo”.

 

 

 

 

 

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