Il rovescio della medaglia del cordone di sicurezza messo in campo per il G7. La scorsa notte a Bari Vecchia una disavventura che poteva costare cara ad una signora, costretta ad attendere oltre un’ora in macchina prima di poter rientrare in casa. A ricostruire la vicenda è il genero, Mario Bux: «Ieri sera ho portato mia suocera alla Mater Dei perché aveva bisogno di una trasfusione. Nell’uscire di casa nessun problema ma, dopo una trafila di ore al pronto soccorso, arriviamo a Corso Cavour, di lì a Corso Vittorio Emanuele e in via Piccinni, è l’una e mezza. A via Piccinni ci fermano e ci dicono di andare da via Melo, a via Melo ci dicono di tornare indietro e così via per un’ora e mezza». «Si chiamavano tra di loro» continua Mario, «se non avevano l’autorizzazione dei loro superiori noi di là non ci potevamo muovere se non sbaglio fino alle quattro. Alle tre e mezza siamo stati scortati con la macchina fino al parcheggio di largo san Sabino alle spalle della Cattedrale, poi a piedi fin sotto il portone di mia suocera».
Dopo il lieto fine, resta la rabbia: «Voglio capire perché in un’ora e mezza non si è riuscito a rintracciare nessuno per dare il permesso a una persona malata con documenti alla mano, a sto punto scortami prima, le dovete preventivare prima queste cose almeno per le persone che hanno delle patologie gravi». «Mezz’ora fa è passato il sindaco» conclude Mario «e abbiamo scambiato due parole. Ha detto “anche se passavo io non mi facevano passare perché loro hanno delle regole”. Però come ci hanno scortato alle tre e mezza lo potevano fare prima, anziché stare un’ora e mezza con una persona malata in macchina. Le cose bisogna preventivarle prima».