“Ci sono mancati gli attributi. Per giocare a Bari serve personalità. E per andare in serie A servono 27 leader”. Come una sassata dai venti metri o un colpo di testa secco su un cross teso: Antonio Floro Flores la piazza così, la sua stoccata, nella conferenza stampa allo Stadio San Nicola. Non giocherà ad Avellino, perché il polpaccio non è ancora a posto e la maledizione, che l’ha ghermito sin dalla preparazione con il Chievo, non vuole saperne di mollare la presa. Ma prova a caricare la squadra, a prenderla di petto, perché “se affrontiamo le prossime partita aspettando solo che finisca il campionato, facciamo zero punti. E i tifosi meritano molto di più di quanto gli abbiamo dato”.
Ma Floro Flores è arrivato in sala stampa con un obiettivo prioritario: rispondere a quanti hanno messo in dubbio il suo status di infortunato: “Come calciatore accetto tutte le critiche, sono un professionista – ha esordito l’attaccante campano – ma non accetto che venga messo in discussione l’uomo. Ci sono stato male. Sono venuto qua con un entusiasmo che pochi hanno visto nella mia vita e ce l’ho ancora. Al presidente e al direttore sportivo ho dato la mia disponibilità anche per l’anno prossimo, anche se da giugno sarò nuovamente a disposizione del Chievo”.
Dunque, anche ad Avellino, oltre alla rifinitura e alla regia di Brienza, mancheranno i gol di Floro Flores: “C’era bisogno di noi e purtroppo non possiamo essere utili al Bari. Credo che l’assenza di Ciccio sia stata più determinante della mia. Volevo rientrare con il Pisa, ho provato a forzare i tempi, spero di rientrare per la prossima partita casalinga”. Toccherà di nuovo a Riccardo Maniero, reduce da un lungo digiuno che sembra senza fine: “Ha una gran voglia di far gol, è in difficoltà, come tutta la squadra, ma si sta dando da fare. Certo, manca il gol, e se manca quello manca tutto”.
Floro Flores proverà a trasmettere la sua grinta ai compagni, anche perché gli stessi sostenitori del Bari si sono espressamente raccomandati in merito: “La partita di Avellino è molto sentita, i tifosi mi hanno chiesto di dirlo ai compagni. Può essere l’occasione per riscattare la stagione, ora dipende solo da noi. Dobbiamo metterci l’anima, quando questo succede la gente lo avverte. Credo che anche ad Avellino saranno in tanti: i tifosi veri non ti abbandonano mai”.
E al di là dell’anno di stipendio che darebbe, per andare in Serie A col Bari, Antonio ha una convinzione: “In B si vince con l’organizzazione, più che con la qualità. E va avanti chi ha un progetto importante. Ma mi sembra che oggi il presidente e la società del Bari abbiano questa volontà”.