“Sentii gli spari, mi affacciai alla finestra e vidi allontanarsi due macchina, fra le quali una Bmw scura cabrio”. A parlare è un residente che la sera dell’omicidio dell’agente immobiliare, Giuseppe Sciannimanico, ucciso a Japigia il 26 ottobre 2015, vide qualcosa al momento dell’assassinio. Oggi è stato ascoltato nel processo come testimone e ha confermato in aula di aver “sentito gli spari” ed essersi “affacciato dalla finestra”, vedendo “partire e allontanarsi due macchine, fra le quali una Bmw scura cabrio”. L’uomo ha testimoniato nel processo dinanzi alla Corte di Assise di Bari in cui è imputato un ex collega della vittima, Roberto Perilli, accusato di omicidio volontario premeditato e ritenuto il mandante del delitto, proprietario di una macchina uguale a quella descritta dal testimone e sequestrata nel corso delle indagini.
Stando agli accertamenti della squadra mobile, coordinati dal pm Francesco Bretone, Perilli e il pregiudicato Luigi Di Gioia (ritenuto l’esecutore materiale e già condannato in primo grande con rito abbreviato a 30 anni di carcere) avrebbero attirato la vittima in una trappola fissando un finto appuntamento per visionare un appartamento e lo avrebbero poi ucciso con due colpi di pistola. Movente dell’omicidio sarebbe stata l’invidia professionale da parte di Perilli, che avrebbe così deciso di eliminare la concorrenza.
Il processo proseguirà il 9 maggio con altri testi dell’accusa