Una passione per il cinema che si tramanda di padre in figlio. Dopo Alessandro Gassmann, al Bif&st, altre due eccellenze dello spettacolo che possono vantare una parentela illustre e una lunga e importante carriera: parliamo di Carlo e Enrico Vanzina, figli di steno e prolifici registi e sceneggiatori di grandi successi.
Sul palco della quinta giornata di Bif&st, i due fratelli hanno reso omaggio al padre, ricordando la sua storia e i suoi film. Con visibile emozione i due cineasti hanno rievocato gli anni della commedia all’italiana e dei suoi protagonisti, con cui entrambi hanno mosso I primi passi, sin dalla tenera età di 17 anni. Monicelli, Risi, Totò, Sordi e il produttore Carlo Ponti sono tra i nomi ricordati nella lunga mattinata al Petruzzelli, per il piacere del pubblico in sala.
Totò, Pozzetto e gli altri
Sin da ragazzini, I due fratelli Vanzina hanno respirato l’aria del grande cinema del dopoguerra, ascoltando o vivendo in prima persona tutti gli aspetti più intimi dei suoi protagonisti. “C’era Totò, per esempio – racconta Enrico – che quando recitò con Alberto Sordi, invidioso del suo talento comico, gli sputacchiava addosso per sminuirlo. Lo stesso faceva con Aldo Fabrizi che spesso si incazzava con lui”. “A 17 anni ero l’aiuto regista di Monicelli – interviene Carlo – e una volta ci trovammo su un set, in mezzo a una bufera, io volevo lavorare comunque ma lui mi diede un grande insegnamento: “Più ti arrangi e meno ti pagano”.
I due Vanzina hanno raggiunto la loro fama grazie alla nuova commedia italiana, di cui resta famoso il filone dei “film di Natale”, che hanno interrotto nel 1999, passando il testimone a Neri Parenti. Grazie a queste pellicole, simbolo del racconto “leggero” degli anni Ottanta e Novanta, i Vanzina hanno presentato al grande pubblico artisti come Renato Pozzetto, Diego Abbatantuono e l’attrice internazionale Sienna Miller.
Il cinema di ieri e di oggi
“Una cosa che abbiamo notato è che ascoltando i discorsi di nostro padre e dei suoi colleghi, non si parlava mai di incassi, oggi invece si pensa solo ai soldi”. “La commedia di oggi? – aggiungono – oggi tutto è commedia, pur non essendolo veramente. L’unico vero erede della commedia all’italiana è Checco Zalone, forse il nuovo Totò”.